Stangata sugli impianti sportivi, tariffe aumentate anche del 30%

La Giunta ritocca gli importi a carico delle società, che protestano: «E’ una brutta notizia»

PalaRuggi, tifosi (Foto IsolaPress)

PalaRuggi, tifosi (Foto IsolaPress)

Imola, 23 agosto 2016–La Giunta mette mano alle tariffe degli impianti sportivi ritoccando, a cinque anni dall’ultimo balzello, gli importi a carico delle società che utilizzano le strutture pubbliche cittadine. Gli aumenti sono tutti in doppia cifra e vanno dal 10/15% circa in più che dovranno sborsare le realtà operative nella piscina comunale come Imolanuoto, al 15/30% di maggiore spesa – a seconda che si tratti di attività agonistica (giovani compresi) o corsi – destinata invece a chi usufruisce delle palestre.

In soldoni, a seconda del numero di ore trascorse nei vari impianti, si va dai 4mila fino ai 30mila euro l’anno di esborso non previsto. E dovranno impegnarsi parecchio a far quadrare i conti, a partire da questa stagione, anche quelle squadre che si allenano o disputano gare sui campi all’aperto, pure loro interessate dai ritocchi. Insomma, una vera e propria stangata per le società sportive del territorio, che con i campionati ormai alle porte si ritrovano a dover far fronte a un provvedimento per loro particolarmente pesante. Con il rischio, dietro l’angolo, di vedersi costretti ad aumentare le quote di adesione chieste agli atleti e, nel caso dell’attività riservata ai più piccoli, alle loro famiglie.

«Ma su quello siamo già al limite», ragiona il presidente dell’Imolanuoto, Mirco Piancastelli. Lui, a differenza dei suoi colleghi, per i quali i guai iniziano subito, visti i lavori di restyling della piscina di via Oriani farà i conti con gli aumenti solo dal 1° gennaio 2017. «Dovremo trovare l’equilibrio migliore, per noi si tratterà di almeno 30mila euro in più all’anno – aggiunge –. È chiaro che questo aumento per noi è una brutta notizia e ci penalizza non poco. A Bologna le società sportive hanno un terzo o addirittura un quarto dei nostri costi. Dovremo rimboccarci le maniche».

In ansia, come detto, anche quelle realtà che svolgono la loro attività in palestra. È il caso della Diffusione Sport di Pasquale De Simone. «Siamo in agitazione perché, non facendo pagare nulla alle atlete, ogni costo maggiore diventa per noi fonte di preoccupazione – spiega il presidente della società di pallavolo –. Ci stiamo adoperando per trovare le risorse necessarie, ma qui secondo i primi calcoli parliamo di 4mila euro di costi in più all’anno. Siamo una barca in un mare in tempesta, ma ce la faremo».

Situazione analoga quella vissuta dal Csi Clai Solovolley del presidente Maurizio Barelli, tra l’altro ex consigliere comunale del Pd. «Le tariffe erano ferme da tempo e qualche modifica andava fatta – concede –, ma l’aumento è stato corposo e poteva esserci maggiore gradualità. Quello che abbiamo risparmiato negli anni, ora lo paghiamo tutto insieme. E poi c’è il tema della gestione degli impianti, del quale si discute da tempo: a questo punto non si può intervenire anche lì, altrimenti per noi diventa impossibile».