I fiumi sono allo stremo. "Vietati tutti i prelievi"

Ordinanza della Regione per il bacino del Reno

Imola (Bologna), il fiume Santerno (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), il fiume Santerno (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 15 agosto 2014 - Stop ai prelievi nei corsi d’acqua del territorio. A deciderlo, ieri, è stata la Regione Emilia-Romagna che, proprio in questi giorni, ha effettuato alcune verifiche sui livelli delle acque in tutto il bacino del Reno. Dal 2005 è stata approvata la Regolamentazione dei prelievi dai corsi d’acqua superficiali che stabilisce la limitazione nel periodo estivo «qualora siano stati rilevati valori di portata pari o inferiori a un terzo del minimo deflusso vitale idrologico sulle sezioni di controllo del bacino del Reno. Le rilevazioni fornite martedì dall’Arpa alla Regione hanno certificato il raggiungimento di livelli critici. Da qui lo stop ai prelievi nel Santerno, Sillaro e affluenti. Ma non per tutti. La lista delle eccezioni, infatti, è lunga.

«Il perdurare di una situazione caratterizzata da scarse e sporadiche precipitazioni ha determinato un netto regime di magra nella grande maggioranza dei corsi d’acqua – premette il Servizio tecnico del bacino del Reno — Tale regime di magra provoca una sofferenza dell’assetto idrobiologico del corpo idrico e delle sue capacità autodepurative che potrebbe provocare gravi conseguenze anche sul piano igienico-sanitario».

I dati dell’Arpa di martedì scorso hanno registrato un livello di 0,13 metri cubi al secondo nel Sillaro a Castel San Pietro quando il livello del deflusso vitale idrologico è fissato in 0,20; per il Santerno, a Imola, i valori migliorano: 0,22 contro lo 0,23 di minima previsto. Lo stop ai prelievi riguarderà i titolari di concessioni di derivazione e di concessioni preferenziali, ma non chi possiede derivazioni di particolare rilievo come le colture fruttiviticole, orticole e florovivaistiche, le colture in fase di impianto, l’uso zootecnico quando non servito da pubblico acquedotto, chi si avvale di volumi immessi dal Canale emiliano-romagnolo e altri. Le sanzioni per chi non ritirerà l’ultimo tratto degli impianti a pompa o verrà sorpreso a trasgredire il divieto variano dai 103,29 euro fino a 1.032,91 e revoca dell’autorizzazione in caso di recidiva.

«Quest’anno va meglio del 2013, quando questo tipo di divieto fu diramato addirittura a giugno – commenta Giacomo Buganè dell’associazione GeoLab attiva nel monitoraggio dei corsi fluviali — . Quest’estate è stata molto piovosa e siamo arrivati alla prima forma di divieto di prelievo ‘blanda’ ad agosto inoltrato. Il problema, però, è un altro, cioè il numero dei prelievi che vengono autorizzati. Presi singolarmente sono tutti passabili, ma nel complesso non lo sono perché la massa d’acqua non è disponibile nella quantità massima per tutti se tutti effettuano prelievi contemporanei. Basti pensare che il costo di un’autorizzazione è di soli 8 euro annui e, ad esempio per il Lamone, a fronte di decine di autorizzazioni al prelievo, la Regione incassa solo 2mila euro».

«Mi sorprende un po’ questa decisione della Regione – spiega Fausto Ravaldi, responsabile del centro meteorologico dell’istituto agrario Scarabelli —. Luglio è stato molto piovoso e l’apparato radicale delle piante non è certo sofferente. Quello che può asciugarsi più velocemente è il suolo superficiale, ma non compromette la salute della pianta».