Cesi, licenziamenti per tutti i dirigenti: via alle lettere di ‘benservito’

Il commissario: "Una prassi in questi casi". Ma il presidio applaude di Cristina Degliesposti

Imola (Bologna): Antonio Gaiani, commissario della Cesi (Foto Isolapress)

Imola (Bologna): Antonio Gaiani, commissario della Cesi (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 16 luglio 2014 - Primo passo, fuori tutti i dirigenti da Cesi. Tutti. «E’ abbastanza frequente. nel caso di liquidazione coatte», precisa il commissario Antonio Gaiani, ma di sicuro i lavoratori e la città tutta non si aspettavano una ‘pulizia’ così radicale e veloce. «Farò partire al più presto le lettere, secondo i tempi di preavviso previsti dalla legge», spiega Gaiani che ieri mattina si è presentato nella sede di via Sabbatani, come promesso. Sono 22 i dirigenti attualmente in forze alla Cesi, secondo i dipendenti al presidio. «E nessuno di loro ha mai fatto la solidarietà — racconta la voce della protesta —. Non erano tenuti, è vero, ma sarebbe stato un segnale, viste le condizioni in cui eravamo. Alcuni hanno chiesto anche il ‘grado’ nonostante avessimo già gli ammortizzatori sociali avviati e l’hanno pure ottenuto». Adesso quei dirigenti dovranno trovarsi un altro impiego, nel giro qualche mese. Ma a differenza degli altri lavoratori che navigano a vista sul loro futuro, riceveranno la liquidazione prevista, come la legge impone.

Senza più dirigenti ai piani alti di via Sabbatani, Gaiani apre così un nuovo corso in casa Cesi, precisando però che «mi dovrò appoggiare a una squadra di mia fiducia che mi aiuti nella gestione». Poche unità — meno della dita di una mano — che lui stesso selezionerà dall’esterno ma che dai lavoratori è visto come un forte segnale di indipendenza del liquidatore. «Ci sembra uno non influenzabile, soprattutto dalla politica», plaudono dal presidio nonostante resti forte l’apprensione per il futuro loro e degli altri dipendenti. «Che fine hanno fatto le nostre quote sociali?», è una delle domande più frequenti a cui il liquidatore dà una risposta da manuale: «Come in tutte le imprese, sono state investite nell’attività quotidiana». Che nel caso di Cesi significa immobili, cantieri, macchinari. Insomma, in cassaforte quei 9 milioni di euro non ci sono. Ma ci saranno gli ammortizzatori.

«Chiederò subito al Ministero la cassa integrazione straordinaria», conferma Gaiani che però in questa settimana sembra stai lavorando a qualcosa di molto più importante. «Se entro l’inizio di agosto riesco a chiudere la vicenda cantieri, potrebbero aprirsi spazi per quattro anni di ammortizzatori», anticipa. Il piano infatti è quello di trovare un investitore intenzionato a rielvare tutto il comparto cantieri. Contatti, fa intendere, ce ne sono già ma nessuno avrebbe a che fare con il progetto a cui sta lavorando Legacoop. «Ho bisogno di imprenditori in salute», si limita a dire riferendosi alla cordata Coop costruzioni-Iter-Cdc ma senza poi chiudere del tutto la porta a contatti futuri. Oggi si terrà un altro vertice con i sindacati, per delineare la strada che porterà alla richiesta di un anno di cassa integrazione straordinaria. Intanto i 403 dipendenti continueranno ad andare a lavorare, in attesa che il liquidatore termini la ricognizione degli appalti in essere, quelli diretti da Cesi e quelli dove opera in associazione d’impresa. Poi toccherà alla disamina dei preliminari di vendita.

Cristina Degliesposti