Crac cesi: "Troppo poco un anno di respiro, servono ammortizzatori più ampi"

L’appello del segretario Pd Raccagna. "No alle soluzioni al ribasso"

Il presidio dei lavoratori Cesi (foto Isolapress)

Il presidio dei lavoratori Cesi (foto Isolapress)

Imola, 20 luglio 2014 - E ora? La domanda si rincorre al presidio dei lavoratori Cesi, in via Sabbatani. Tra i fornitori e nell’indotto mosso per anni dalla potenza della coop edile. Tra gli ambienti politici che ora, volenti o nolenti, di fronte alla liquidazione coatta della coop simbolo imolese si giocano anche la quota di maggioranza nella ‘torta’ della credibilità. «La cosa fondamentale è la trasparenza», sentenzia Marco Raccagna, segretario Pd, solo pochi giorni allontanato dai lavoratori Cesi al presidio, rifiutando le passerelle a favore delle idee concrete. «Ora, come abbiamo già detto, l’emergenza sono i 403 lavoratori e le loro famiglie — ribadisce Raccagna che alza la posta —. Sia garantita la cassa straordinaria, ma 12 mesi non bastano. C’è bisogno di più tempo. Occorre trovare ammortizzatori sociali che diano un po’ di serenità ai lavoratori anche dopo il primo anno».

Mercoledì, al ministero del Lavoro, è in programma l’incontro con Giuliano Poletti per portare a casa 12 mesi di cassa integrazione straordinaria. Ma del resto di Cesi e dei suoi appalti, che ne sarà? «Non sono accettabili soluzioni al ribasso che spostino solo di qualche mese la fine di questa esperienza imprenditoriale nel campo delle costruzioni — sentenza il segretario, anche se la soluzione in tasca al momento nessuno l’ha —. Dobbiamo lavorare tutti, e mi sembra lo si stia facendo, per costruire una nuova esperienza cooperativa in questo settore che sia inserita in un legame tra territori e altre realtà cooperative e che preservi anche se in altro modo, il sito produttivo imolese». Insomma, ancora coop e ancora Imola la richiesta di Raccagna che però si starebbe scontrando con la realtà delle proposte sul tavolo del liquidatore. Al momento tanti si sono fatti avanti, ma ‘solo’ per rilevare singoli appalti (ad esempio le manutenzioni delle reti Hera) e una parte di lavoratori da assumere a tempo determinato. Soluzioni a termine, quindi, mentre della newco elaborata da Legacoop — unendo rami aziendali di Iter, Cdc, Coop costruzioni e Cesi — non c’è ancora alcun piano presentabile al commissario. In settimana dovrebbero tirare le fila le singole coop coinvolte e sciogliere le ultime riserve.

Intanto «Cesi, i suoi soci e lavoratori hanno dato tanto in questi decenni al nostro territorio e anche oltre. Ora è il momento che qualcosa torni indietro in questa fase drammatica. Mi interessa molto poco il come — continua Raccagna — ma tutti devono vedere in qualche modo tutelate le risorse e il lavoro che hanno dato in questi anni. All’interno di una crisi del comparto costruzioni che è grandissima, è però fondamentale la trasparenza in tutto ciò che è accaduto, accade e accadrà attorno a Cesi. Il liquidatore e chi di competenza accerteranno le responsabilità se ci sono sul passato. L’importante ora è mantenere informati i lavoratori su ciò che accade e per ciò che ci riguarda continueremo a lavorare per trovare soluzioni percorribili, chiedendo a tutti di saper distinguere ruoli e funzioni».