Crisi, niente ripresa per commercio e agricoltura di Imola

La Camera di Commercio diffonde dati preoccupanti sulla salute delle imprese del territorio. Molte chiusure tra i negozi al dettaglio, e in campagna l’esodo è inarrestabile

Dati in chiaroscuro con punte drammatiche per i settori agricolo e del commercio nei dati 2016 della Camera di Commercio

Dati in chiaroscuro con punte drammatiche per i settori agricolo e del commercio nei dati 2016 della Camera di Commercio

Imola, 22 febbraio 2017 - Imola prova lentamente a mettere la testa fuori dalle sabbie mobili della crisi, cercando di portarsi dietro anche il resto del circondario ancora in enorme difficoltà. Ma intanto la città deve fare i conti con una doppia emorragia che sembra non conoscere fine: i negozi, in centro storico e non, continuano a chiudere definitivamente le serrande; e gli agricoltori lasciano il campo uno dopo l’altro.

I dati diffusi dalla Camera di Commercio di Bologna su natalità e mortalità delle imprese nel 2016 certificano i trend già evidenziati nelle ultime rilevazioni. Nei dodici mesi appena trascorsi, a livello dei dieci comuni, sono state 646 le realtà che hanno aperto i battenti; ben 708, però, quelle che li hanno chiusi, con un saldo negativo di 62 unità. Un dato tra i peggiori di tutta l’area metropolitana.

In virtù dei numeri appena elencati, nel circondario imolese le imprese registrate alla fine del 2016 sono scese sotto quota 12mila: ne restano in piedi 11.979. Oltre un migliaio in meno, però, quelle realmente attive: sono in totale 10.893.

Analizzando nel dettaglio i singoli territori, si scopre che sono solo due i comuni nei quali il saldo 2016 è nel complesso positivo. Dozza, con 45 aperture e 35 chiusure (584 realtà attive), e appunto Imola: 358 contro 349 (5.399).

Male, malissimo, tutti gli altri. A partire dalle realtà più grandi come Castel San Pietro (-26 a fronte di 1.819 imprese oggi attive) e Medicina (-30/1.363). Segni meno più contenuti, invece, a Castel Guelfo (-16), Mordano (-5), Borgo Tossignano (-2), Casalfiumanese e Castel del Rio (-1), mentre Fontanelice chiude a saldo variato in virtù di 9 nuove aperture e altrettante cessazioni di attività.

Interessante esaminare poi i vari settori esaminati dalla Camera di Commercio. Resta in crisi nera l’agricoltura locale, con -58 imprese (su 2.226 attive) in dodici mesi: contribuisce in primis Imola (-23), poi Medicina (-13), Castel San Pietro (-10) e Mordano (-8).

In frenata anche il comparto manifatturiero, con -11 realtà nei dieci comuni, e quello delle costruzioni (-8), dove pure dopo anni in picchiata il calo risulta per forza di cosa meno evidente rispetto al passato.

Ed eccoci al commercio, un settore in ginocchio qui più che altrove: se considerando il circondario nel suo insieme il saldo tra nuove aperture e chiusure nel 2016 dice -98, l’epicentro del dissesto rimane Imola con il suo -46. Sotto l’Orologio, infatti, nell’anno appena trascorso hanno aperto 43 negozi, ma in 89 si sono arresi alle difficoltà. E oggi restano 1.127 le serrande alzate. Cali in doppia cifra, chiaramente dovuti anche alle dimensioni delle due cittadine, si registrano però anche a Medicina (-20) e Castel San Pietro (-18).

Ma il dato del commercio va forse letto assieme a quello relativo al comparto alloggio e ristorazione, che nel circondario ha mandato in archivio il 2016 con 27 imprese in meno (su un totale di 623 attive) rispetto all’inizio dell’anno.

Infine, tra i pochissimi segni positivi dei dodici mesi appena trascorsi (ma siamo in presenza di numeri davvero piccoli) da registrare il +6 del settore informazione e comunicazione, che nel circondario conta attualmente 203 imprese attive.

Da sottolineare, infine, anche il tasso di crescita delle imprese non classificate. Anche in questo caso, però, come spiegato già in passato dalla Camera di commercio di Bologna, si tratta di una «categoria residuale» che raccoglie realtà «non ancora formalmente assegnate ad uno specifico settore».