Regionali, il Pd in trincea: "Il 23 novembre tutti compatti"

"Sosteniamo i nostri candidati"

Imola, il segretario Marco Raccagna tra Francesca Marchetti e Roberto Poli (Foto Isolapress)

Imola, il segretario Marco Raccagna tra Francesca Marchetti e Roberto Poli (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 16 ottobre 2014 - I toni sono da ultima spiaggia, quella che gli elettori potrebbero disertare: «Il 23 novembre ci giochiamo il futuro della nostra terra e della nostra regione». E così Marco Raccagna, segretario con il terrore di non portare in consiglio regionale i suoi due candidati, apre l'ultima frontiera: «Proponiamo Francesca Marchetti e Roberto Poli non solo agli elettori del Pd, ma all'intero territorio: al mondo economico, a quello del welfare, alla cultura». Nel dopo 4 ottobre, con il partito attraversato dalla voglia di ‘tradire’ le primarie dei bocciati illustri, anche Daniele Manca scende in campo per blindare. Non è riuscito a candidare il suo vicesindaco, ma avverte: «Ogni voto che uscirà da questo territorio non aiuterà a rappresentarci in Regione; se dovessero vincere dinamiche pseudocorrentizie non ci sarà un dopo». E il Manca scottato dal fallimento della candidatura a governatore, sfida: «Vedremo se il Pd c'è, o se è solo uno spazio in cui ognuno fa quello che vuole».

Il rischio scatena brividi e il castellano Fausto Tinti, lui sì per ora vincitore, lega la sfida delle regionali a quella della Città metropolitana: «Sostenere i nostri candidati è gettare le basi per una programmazione di area vasta, determinante in un periodo di grande cambiamento». Intanto i vincitori che devono rivincere hanno iniziato il corpo a corpo sul terreno. «Mi aspetto che il Pd sia la comunità politica a cui ho scelto di aderire sette anni fa; un Pd che non solo sappia sostenere i suoi candidati, ma sia in grado di interpretare le richieste che ha di fronte», dice Francesca Marchetti.

«Abbiamo giocato la prima partita in casa, nel Pd, ma ora bisogna andare in trasferta, fuori dal Pd», aggiunge Roberto Poli che, per il suo passato Pci-Cgil, viene dipinto (in casa Pd, questo è il bello) come quello della ‘sinistra operaista’ Pericoloso. E lui si smarca: «Il tema non è portare in Regione un vestito piuttosto che un altro; per vincere non bastano i voti degli operai, ci vogliono anche quelli dei datori di lavoro». Perfetto. Poli e Marchetti sono entrambi cuperliani: come raccontano ai ‘datori di lavoro’ la riforma di Renzi? Per Poli è «essenziale» che l'articolo 18 resti a tutela contro i licenziamenti discriminatori, così come «ci sta che il sindacato esprima opinioni con manifestazioni e scioperi». L'ex segretario della Cgil non cede: «E' utile per tutti, anche per il Pd, valorizzare l'unità sindacale». Marchetti pare concordare, con una chiosa: «Il Jobs act ha spunti interessanti, ma non si deve andare allo scontro mediatico che ci viene propinato perché fa notizia, mentre i punti di incontro sono messi in secondo piano». Magari gli elettori sanno che, quando il Governo ricorre alla fiducia, non lo fa perché insidiato dai media. Il gioco è duro e Manca, convinto renziano, è diplomatico: «Con l'applicazione degli ammortizzatori sociali l'Emilia Romagna è la regione più vocata alla riforma del mercato del lavoro; qui il territorio è più avanti».