Vittima di una serie di errori medici, "l’Ausl mi deve ancora 500mila euro"

Il legale di Alvaro Piancaldini cerca di pignorare il Cup, ma è un buco nell’acqua

Alvaro Piancaldini,  82 anni, è stato vittima di una serie di errori medici dal 2007 (Isolapress)

Alvaro Piancaldini, 82 anni, è stato vittima di una serie di errori medici dal 2007 (Isolapress)

Imola, 6 marzo 2015 - Ad Alvaro Piancaldini, 81enne di Firenzuola (piccolo comune toscano ancora nei confini della Vallata del Santerno), il Tribunale ha riconosciuto nel 2014 un risarcimento di oltre 500mila euro per una serie di errori commessi dai medici dell’ospedale Bellaria di Bologna. In questi mesi, nonostante il provvedimento esecutivo, l’azienda sanitaria del capoluogo non ha però ancora versato un euro. E così, mentre lui come ogni giorno se ne stava nella casa protetta di Castel del Rio che lo ospita da due anni, ieri mattina il suo legale, l’avvocato Gianluca Lelli, si è presentato al padiglione 5 del Sant’Orsola assieme all’ufficiale giudiziario, chiedendo di pignorare gli sportelli del Cup. Un buco nell’acqua: quegli spazi «per cavilli burocratici non possono essere pignorati», ha spiegato lo stesso avvocato dopo il colloquio con i funzionari del Sant’Orsola. Ci riproverà a breve: «Andremo in uno sportello Cup dell’ospedale Maggiore o del Bellaria». È proprio al Bellaria, infatti, che si svolse l’odissea clinica del signor Piancaldini. Operato nel 2007 per una ciste, a causa di un errore di diagnosi («venne sbagliato il punto in cui doveva essere effettuato l’intervento») e poi di successive «condotte sbagliate» ha riportato «gravi danni», spiega il legale. Ottenere il risarcimento però non sarà facile, anche perché nel frattempo l’Ausl ha fatto ricorso contro la sentenza del 2014: l’appello è fissato a maggio.

 «Aspetto solo che succeda qualcosa di positivo: ormai sono anni che me ne sto qui seduto». È lucido, sereno e tutt’altro che rassegnato, Alvaro Piancaldini, 82 anni il prossimo mese di giugno. Quello che spera di ottenere è il maxi-risarcimento da oltre 500mila euro messo nero su bianco dal Tribunale di Bologna la scorsa estate. A causa di una serie di errori medici commessi all’ospedale Bellaria, dal 2007 non cammina più autonomamente: ha una paraplegia incompleta agli arti inferiori, con vescica e intestino neurologici.

È rimasto invalido a causa di una diagnosi sbagliata e oggi, lui che dalla frazione di Piancandoli ha provato per due volte (tra il 1999 e il 2004) a diventare sindaco di Firenzuola, trascorre le sue giornate in una casa protetta nella vicina Castel del Rio: «Mi trovo bene, la cucina è ottima e si mangiano i tortelli», dice con un sorriso. Eppure quei soldi farebbero comodo a lui come alle sue due figlie, Elena ed Elisabetta.

Se arrivassero i 550mila euro del risarcimento, potrebbero infatti comprare le attrezzature necessarie per organizzare una degenza a casa. È anche per questo che, assieme all’avvocato, la famiglia Piancaldini sta tentando in tutti i modi di ottenere quel risarcimento. «La sentenza c’è – ricorda Elisabetta – il punto è farla rispettare». Sì perché, nonostante il provvedimento esecutivo e l’invalidità permanente al 70 per cento, il signor Alvaro e la sua famiglia non riescono a farsi pagare la somma stabilita dal giudice Alessandra Arceri.

Eppure la causa ha permesso di accertare l’errore professionale: il paziente dal 2006 aveva una fistola midollare e nel 2007 fu ricoverato più volte. Nel terzo ricovero, come riconosciuto dal consulente del giudice, ci fu «un errore diagnostico, consistito nell’errata esecuzione tecnica dell’esame angiografico midollare», nonché «l’inosservanza di doverose regole di condotta» che hanno implicato «l’errata identificazione del livello metamerico sede della malformazione vascolare midollare». Insomma, per il giudice la colpa medica «appare di tutta evidenza».

Da qui l’inizio del lungo calvario e il bisogno, da parte del signor Alvaro, di essere seguito costantemente: prima a domicilio e poi, da due anni a questa parte, all’interno della struttura protetta nel comune alidosiano. Va detto che nella sentenza pubblicata ad agosto dello scorso anno c’era un errore materiale, poi fatto correggere con un decreto di ottobre. Il legale Gianluca Lelli, difensore dell’81enne, ha redatto il conteggio totale di quanto dovuto, ma l’Ausl e l’assicurazione non hanno risposto. «Siamo indignati perché vediamo che le sentenze non vengono rispettate – prosegue Elisabetta –. Prima dell’incidente mio padre aveva una vita attiva e autonoma, partecipando agli ultimi Consigli comunali perfino in carrozzina. Il gesto dell’avvocato che ha provato a pignorare gli sportelli del Cup? È stato fatto per sensibilizzare l’opinione pubblica. Prima che accadesse tutto questo anche noi eravamo orgogliosi di poter accedere a un’eccellenza come il Bellaria».