Folla e bandiere per l'addio a Manara

I funerali dell'ex assessore e sindacalista celebrati da don Tagariello. L'applauso di piazza Matteotti

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Imola, 20 luglio 2016 - "Era impetuoso, oserei dire prossimo alla violenza, assetato di giustizia sociale. Mi metteva soggezione, quasi avevo paura, di sicuro non lo amavo". Nel giorno dell’addio a Marino Manara, venuto a mancare sabato, don Beppe Tagariello durante l’omelia lo ritrae con queste parole. Due frasi con cui il sacerdote, anima di San Giacomo, ricorda il giorno in cui, quarant’anni fa, conobbe l’ex sindacalista deceduto all’età di 69 anni. Molti dei quali passati nelle istituzioni: dal 1975 al 1985 è stato segretario della Cgil imolese, poi la discesa in politica con l’ingresso nella giunta Solaroli, la dirigenza in Cna, e l’esperienza come imprenditore e fondatore dell’azienda Apice. Una vita, quella di Manara, spesa nella politica e nel lavoro. Due mondi che ieri pomeriggio si sono stretti al dolore della famiglia. Un lungo corteo a piedi è partito dalla camera ardente alla volta di piazza Matteotti: nel mezzo il passaggio davanti alla sede della Camera del lavoro.

Ma è stato in piazza il momento più toccante. Le tante bandiere presenti si sono divise in due fila per accogliere al centro, quasi a scortarlo, il carro funebre. Pochi discorsi, se non quello del vicesindaco che ha consegnato un messaggio di cordoglio ai familiari, e di suor Maria Rosa dell’istituto Santa Teresa che, appoggiandosi al carro funebre, ha salutato l’amico Marino. Poi un lungo applauso ha detto addio a Manara a nome di tutti: la giunta, consiglieri e dipendenti comunali, gli ex sindaci Marcello Grandi, Bruno Solaroli, Raffaello De Brasi, il segretario Cgil, il Pd, l’Anpi, Nicodemo Montanari, già presidente del Consorzio Ami, Romano Linguerri, consigliere di Fornace Viva, lista che Manara appoggiò alle elezioni 2013. Molti altri erano nascosti tra la folla, altri ancora hanno seguito l’omelia di don Tagariello.

Il sacerdote ha ricordato un incontro con Manara di due anni fa, «quando tra noi è scattata un’amicizia grande e schietta che mi rinfrancava ogni volta che ci si vedeva. Non riuscivo a capire che cosa lo avesse mosso a chiedere di avvicinarsi alla fede. Certamente l’ammirazione per le suore dell’istituto Santa Teresa è stato un fattore non trascurabile che lo ha indotto a fissare il suo sguardo altrove». E ancora: "L’impeto della sua natura che lo induceva a fissare l’ideale della giustizia sociale si è incontrato con l’impeto dello Spirito". "Come dice il salmo: ‘Misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno’. Questo io l’ho toccato con mano negli ultimi lunghi mesi di vita di Marino".