Furto al Piratello, caccia alle immagini e ai testimoni oculari

Il parroco del Santuario: "Una situazione triste". L’affresco della Madonna, senza corona d’oro, trasferito al Museo

I rilievi dei carabinieri sull’immagine della Madonna del Piratello

I rilievi dei carabinieri sull’immagine della Madonna del Piratello

Imola (Bologna), 12 marzo 2016 – Il mattino dopo il furto sacrilego della corona d’oro della Madonna del Piratello nel Santuario lo stato di choc e incredulità è ancora palpabile. Nella piccola chiesa rinascimentale il parroco padre Mariano Ceresoli è indaffarato. Un fedele chiede di confessarsi, e nel frattempo suona il telefono.

Una signora si è intrattenuta con il religioso nell’ufficio, sicuramente per parlare del furto di giovedì, e una collaboratrice si dà da fare per tenere il pavimento pulito, a colpi di scopa. Padre Mariano accoglie il cronista con estrema benevolenza. «E’ una situazione triste», mormora a voce bassa, poi fa strada per mostrare i frammenti del vetro antiproiettile appoggiati su una mensola in un rispostiglio adiacente alla sacrestia. Indicando i pezzi della teca che custodiva la Madonna del Piratello dice: «E’ stata una battaglia dura».

Si riferisce ai tanti, violentissimi colpi che il ladro deve aver messo a segno per aver ragione del vetro azzurro. Un pezzo – forse due – ha invece un colore rosato. E’ il sangue del ladro, che si è evidentemente ferito mentre aggrediva la teca. Le tracce ematiche sono state repertate dalla Scientifica dei carabinieri, che hanno trascorso quasi l’intero pomeriggio di giovedì dentro la basilica, a caccia dei più piccoli indizi.

Non sono molti gli elementi in mano degli investigatori. Oltre al sangue, da cui verrà ricavato il dna, c’è un’impronta di scarpa sulla sedia su cui l’uomo è salito per avvicinarsi alla sacra immagine. Un ladro che ha dimostrato una bella agilità, perché la sedia ha fornito solo un piccolo aiuto: è stata infatti necessaria una scalata vera e propria sulla parete lignea dietro l’altare per arrivare alla Madonna.

Gli inquirenti hanno ovviamente passato al setaccio anche gli immediati dintorni della Basilica. Hanno individuato gli autobus che si fermano, negli orari in cui è stato commesso il furto, sulla via Emilia a due passi dalla chiesa, trovato i conducenti, chiesto se qualcuno aveva notato salire una persona ferita. Hanno verificato naturalmente anche gli impianti di videosorveglianza vicini al Piratello. Un simile impianto nella chiesa violata non c’è.

«Non so come abbia fatto a salire fin lassù», riprende padre Mariano nel Santuario guardando la parete in legno dietro l’altare. «L’immagine della Madonna? Ora è al Museo, protetta dall’allarme – dice il parroco – Al restauro penserà la Sovrintendenza». Suoma di nuovo il telefono. «Ieri mi hanno chiamato in tanti, da Milano, da Assisi», aggiunge padre Mariano. Il convento dei francescani fa infatti parte della Provincia francescana di Assisi.

L’oltraggio alla Madonnina ha provocato lo sdegno di tutti i fedeli della diocesi. L’amore verso la Vergine del Piratello è tradizione ultrasecolare in città, ed è tradizione recarsi al Santuario a pregare proprio Lei, la Vergine, nel caso gravi fatti incombano o abbiano colpito la famiglia. «C’è tanto diavolo a Imola – quasi sussurra una fedele – Ma ha vinto la Madonna, che è ancora qui».