Giovedì 25 Aprile 2024

Guado di nuovo sommerso. Ma il semaforo non c’è

Casalfiumanese, il Comune non ha più fondi

L’acqua del Santerno di nuovo alta sopra il guado realizzato a Carseggio (Isolapress)

L’acqua del Santerno di nuovo alta sopra il guado realizzato a Carseggio (Isolapress)

Imola, 31 gennaio 2015- Maltempo e pioggia, tanta, sull’Appennino nella notte tra giovedì e venerdì. E il guado di Carseggio (Casalfiumanese) è stato completamente sommerso dalle acque del Santerno. Esattamente come doveva essere. Il problema è un altro, ossia i dispositivi di sicurezza che ancora a oggi, a settimane dal completamento del guado che collega alla Montanara il piccolo abitato di Macerato, ancora mancano. Come mai? «Abbiamo finito i soldi», ammette il sindaco di Casalfiumanese Gisella Rivola che ieri mattina, alle 5,30, è stata svegliata da uno dei residenti della zona che le segnalava la piena.

Dopo un paio d’ore gli operai del Comune avevano transennato l’accesso, ma ormai il ‘danno’ era fatto e il livello dell’acqua si stava già abbassando. Il fiume si è ingrossato a notte fonda e i residenti che si svegliano al mattino per andare a lavorare, ancora con il buio, hanno subito notato che il guado non c’era più.

Nulla di anormale, perché il servizio tecnico regionale Bacino Reno aveva sempre detto che si trattava di un’opera provvisoria e non sostitutiva del ‘vero’ ponte da realizzare, e che durante le piene doveva essere ‘scavalcata’ dall’acqua. Per questo il guado è senza paratie che possono fare da trappola per rami vaganti e, se divelte, diventare un pericolo a valle. L’opera si era resa necessaria dopo che l’alluvione di settembre aveva distrutto sia il ponte Bailey che quello in muratura degli anni ‘80, isolando l’abitato. Ma una volta completato il guado a inizio novembre (finanziato dalla Regione con una permuta di 11mila metri cubi di ghiaia e realizzato dalla Cti), il Comune avrebbe dovuto installare o un semaforo o una sbarra collegata a un sensore che, a seconda del livello dell’acqua, regolava l’accesso, chiudendolo al transito. Quel dispositivo ancora oggi manca.

«L’opera doveva già essere fatta, ma purtroppo abbiamo finito le risorse – spiega Rivola –. Stamattina (ieri, ndr) sono stata contattata molto presto da un residente e abbiamo messo mano a ringhiere di protezione. Poi siamo intervenuti per rimuovere i tanti rami che si erano accumulati e ripristinare le catenelle del guado che erano state strappate».

Intorno alle 9 il guado è riaffiorato, con il suo cumulo di detriti portato dal fiume e non è mancato qualche residente che, nell’attesa dei mezzi comunali, si è messo di sua iniziativa a ripulire il piano calpestabile. Verso mezzogiorno il guado è stato definitivamente riaperto. «Dovremo pulire più a fondo la parte sottostante perché c’è ancora legname accatastato – continua il sindaco –. Chideremo anche un ulteriore intervento della Regione per la pulizia e ho già inviato una lettera appellandomi alla normativa sulla somma urgenza dei lavori. Formalmente non abbiamo ancora firmato l’accordo con cui prendiamo in carico il guado e al momento non ci sono i soldi per installare la sbarra che costerebbe sui 10mila euro». I soldi non ci sono per la sbarra automatica e per il nuovo ponte che ne drenerebbe almeno 800mila? «Ho in programma un incontro con l’assessore regionale – replica Rivola –. Da Roma non abbiamo ancora ricevuto alcun riconoscimento dello status di calamità naturale per l’alluvione. E non so se arriverà».