Il cinismo di Roma

Claudio Martelli

Claudio Martelli

Claudio Martelli

MENO male che i francesi – parole di Renzi – sono nostri fratelli. Chissà quale soglia di cinismo avremmo oltrepassato se i terroristi islamisti anziché i fratelli francesi avessero assassinato centotrenta inglesi o spagnoli. Persino Angela Merkel, cancelliere della potenza europea che più pacifista non si può, dopo l’incontro con Hollande, ha sentito il dovere morale e politico di accogliere la richiesta francese e ha inviato i Tornado tedeschi in Siria. E già la Germania aveva comandato 650 soldati in Mali per sostenere l’impegno militare francese contro i terroristi africani affiliati all’Isis. Diversamente Renzi, dall’alto della sua comprovata esperienza e statura di leader internazionale, ha sentito il bisogno di ripetere la sua ricorrente lezioncina alla Sorbona dov’era ricercatrice la nostra Valeria Solesin massacrata al teatro Bataclan con decine di altri giovani. «Non basta l’impegno militare, occorre una strategia globale, anche culturale». Un assaggio di questa strategia culturale è l’imperiosa decisione di regalare 500 euro ai nostri diciottenni perché li spendano in biglietti di teatro, musei e acquisti di dvd e cd.

«L’ISIS si combatte anche con la cultura», ha spiegato Renzi, lasciandoci nel dubbio se abbia più offeso la cultura o il buon senso degli italiani cui certo non sfugge che il nostro premier, alla vigilia delle elezioni amministrative, vuol replicare con un’altra mancia la furbata degli ottanta euro alla vigilia delle europee. A voler essere comprensivi, nell’approccio renziano ai dilemmi della politica internazionale, nel suo rifiuto pacifista persino a pronunciare la parola guerra come nella sfacciata presunzione di comprare voti coi regali si mescolano le ibride sorgenti della sua ispirazione politica sospesa tra ingenuo irenismo e scaltro clientelismo, tra Giorgio La Pira sindaco di Firenze che voleva far la pace con Ho Chi Min e Achille Lauro, sindaco di Napoli, che dava una scarpa prima del voto e prometteva l’altra se eletto. Ma se l’ispirazione è vecchiotta l’applicazione aderisce perfettamente alla moda contemporanea del multilateralismo. Crollata l’Urss, declinando l’impero americano e con esso il sogno dell’unità europea, mentre nuovi paesi emergono o riemergono alla ribalta della storia – è il caso della Cina, dell’India, della Turchia ottomana – ciascuna nazione cerca di imporsi sulla scena del mondo, o almeno nel proprio spazio vitale, rivendicando torti subiti e ragioni refrattarie a mediazioni e negoziati.

COSÌ il multilateralismo da metodo delle diplomazie si smaschera e trascende in ruvidi nazionalismi sempre più sensibili ai richiami della forza. Dove nazionalismi, divisioni etniche e tribali si fondano su una religione combattente come l’Islam, i conflitti non hanno altro sbocco che le guerre sante, le guerre di sterminio, i genocidi, i massacri degli innocenti per imporre la sottomissione e per esportarla armando di odio i propri fedeli, intossicandoli di follia omicida e suicidaria.