Manca: "Per la MotoGp ci siamo anche noi. Cantelli? Ha avuto tante idee"

Il sindaco fa il bilancio di due anni di governo

Il sindaco Daniele Manca (foto Isolapress)

Il sindaco Daniele Manca (foto Isolapress)

Imola, 30 maggio 2015 - UN BLITZ AL Mugello per scacciare le ombre dalla Superbike («La priorità è rendere Imola uno dei Gp più importanti al mondo, lavoriamo sui prossimi tre anni perché serve stabilità») e far capire agli organizzatori della Dorna che «vogliamo esserci anche per la MotoGp». Il sindaco Daniele Manca, di ritorno dalla Toscana dopo gli incontri di ieri mattina, è soddisfatto. Nel 2013, di questi tempi, vincendo le amministrative al primo turno evitava strade ancora più tortuose del tratto appenninico della A1, dove il segnale del telefonino cade in continuazione. Traccia un bilancio dei due anni mandati in archivio, compresa la mancata candidatura a presidente della Regione («Resto orgoglioso del fatto che si sia pensato a me per quell’incarico»), e dice di voler fare l’«allenatore» della squadra chiamata in campo nel 2018.

Sindaco Manca, siamo quasi a metà del suo secondo mandato. Più le cose da fare o quelle già fatte?

«Ci sono toccati anni di cambiamenti micidiali, con crisi economiche e aziendali complicate. Ma vedo comunque risultati importanti. Penso al sistema delle società pubbliche: hanno aumentato il loro patrimonio e oggi ci ritroviamo con capitali forti e solidi. E aver ridotto il debito produce risultati concreti, come una migliore manutenzione della città».

Resta il problema dell’occupazione.

«Non sarà facile recuperare i 3/4mila posti di lavoro persi, però vedo una città alla quale dare la scossa giusta».

Tre cose da fare nei prossimi tre anni.

«Attrarre investimenti per generare lavoro, aumentare la qualità dei servizi alla persona e rafforzare la socialità spingendo la gente verso un impegno nel civismo».

Rispetto alla coalizione che l’ha eletta nel 2013 ci sono stati alcuni cambiamenti: Rifondazione è uscita, Sel ha cambiato coordinatore e ora è pronta all’alleanza con Giorgio Laghi, che a sua volta ha abbandonato l’opposizione.

«Sel ha avuto un dibattito interno che ha portato a un nuovo corso, mentre l’allargamento della maggioranza lo vedo ovviamente come un dato positivo. Le elezioni hanno fatto un po’ di selezione tra chi è in Consiglio e chi no, aprendo qualche problema in più a sinistra».

Per la Giunta, invece, chiedono tutti maggiore spazio.

«È un tema che voglio affrontare con un ragionamento più ampio: sento il bisogno di arrivare al 2018 irrobustendo il governo della città. C’è da dare una stretta ai bulloncini. Mi piacerebbe essere un buon allenatore della squadra che scenderà in campo tra tre anni. È ovvio che alla fine la scelta dovrò farla io, ma voglio parlare con il Pd e il resto della coalizione».

Ci sono esperienze come quella di Fornace viva che però sembrano già finite.

«Non la vedo così. Credo ci sia un pezzo di elettorato moderato che va oltre il Pd e non si ritrova nelle crisi di Forza Italia né nella Lega di Salvini».

È rimasta in sospeso la richiesta di sostituire il loro ormai ex assessore di riferimento, Mirco Cantelli, criticato da più parti per le troppe assenze. Come giudica il suo operato?

«Sapevo che Mirco non avrebbe potuto svolgere il ruolo di assessore a tempo pieno, viste le sue attività professionali che richiedono spostamenti. Oggi è difficile conciliare lavoro e compito di amministratore. Ma non sono deluso dal suo operato: ha dato un grande contributo di idee».

Detta così sembra pronto all’uscita.

«Non lo so. Vedremo e ci confronteremo, anche con Fornace viva, su quali soluzioni adottare».

Ha parlato di squadra da allenare per il 2018. Chi potrebbe essere il candidato sindaco dopo di lei?

«Bisogna evitare di immaginarsi un salvatore della Patria: il nome può uscire dal gruppo consiliare, dalla Giunta o dal Pd. Ma farlo adesso vorrebbe dire massacrarlo».

Teme di arrivare a quell’appuntamento senza più l’autonomia dell’Ausl?

«Continuo a fare lo stesso ragionamento della Città metropolitana: fusioni a secco sarebbero un errore, ma processi di condivisione con Bologna rappresentano una grande opportunità. L’ospedale di Imola avrà sempre un suo direttore e non sarà mai una semplice casa di cura: è in una fase di crescita e specializzazione».

E lei dove sarà nel 2018?

«Non sono preoccupato da questo. Penso solo a fare il sindaco e alla crescita della città. Se fai bene, i risultati arrivano. E io spero di essere utile al Pd nelle esperienze di governo, qualsiasi esse siano».