La fragilità del territorio

Imola, 21 settembre 2014 - C'erano tante persone anziane sugli argini del fiume, che guardavano quella massa d’acqua con reale sorpresa. Una piena così del Santerno, hanno ripetuto come un mantra, non l’avevano vista mai. Neppure negli anni Sessanta. Così come in città, il fiume non aveva mai varcato la soglia dell’autodromo.

Il potere delle acque, e della natura, torna a fare paura in un territorio che forse si sentiva più al sicuro da eventi drammatici come quello cui abbiamo assistito ieri. Il territorio si riscopre fragile, bisognoso di attenzioni. Eppure il Santerno ha sempre scandito la storia di questi luoghi. Ce lo raccontano alcune festività religiose della zona, che affondano le loro radici nella gratitudine per avere scampato le ire del fiume. L’importanza delle acque ci ha regalato uno dei monumenti più belli dell’Appennino, il Ponte Alidosi. Ma, così come una piena inaspettata, ieri è tornata anche la paura. Quella di sentirsi impotenti davanti alla natura, che costringe, a volte, a lasciare pure la propria casa.

Fra i tanti discorsi sentiti fra i curiosi e i preoccupati cittadini che scrutavano l’impetuosità del fiume, tornava anche un concetto: una volta lo pulivamo noi il fiume, raccoglievamo noi quella legna nei boschi che oggi intasa i ponti. Ma indietro non si torna. Però una cosa si può fare: non abbassare la guardia rispetto al rischio idrogeologico che è sempre in agguato. Destinare risorse, dove possibile, alla prevenzione di eventi come questi. Se le piogge del vicino (toscano) sono imprevedibili, quello che si può prevedere è un ragionamento, anche a livello circondariale, su come fare fronte a queste emergenze. Per quanto riguarda la solidarietà, quella ce l’hanno già insegnata vicini di casa e infaticabili volontari e forze dell’ordine nella giornata di ieri.