Venerdì 19 Aprile 2024

Medici obiettori. «Gli aborti sono quasi impossibili»

L’allarme del direttore sanitario Andrea Rossi

L’aumento delle obiezioni di coscienza fra i medici ri schia  di complicare  la funzionalità dell’Ostetricia imolese

L’aumento delle obiezioni di coscienza fra i medici ri schia di complicare la funzionalità dell’Ostetricia imolese

Imola, 27 novembre 2014 - IN OSPEDALE aumentano i ginecologi obiettori di coscienza e – di questo passo – presto a Imola non sarà più possibile abortire. È l’allarme lanciato ieri dal direttore sanitario dell’Ausl, Andrea Rossi, durante una commissione consiliare dedicata alla tutela della maternità e all’applicazione della legge 194 del 1978 sul territorio. Al Santa Maria della Scaletta i professionisti che, come previsto dalla normativa in questione, si avvalgono della facoltà di non interrompere le gravidanze al momento sono 8 su 15 (il 66%), in crescita costante. «Con queste percentuali, in futuro il servizio potrebbe non essere assicurato», osserva Rossi, ricordando come il dato imolese sia più alto di quello regionale (in Emilia-Romagna gli obiettori sono il 50%).

Eppure, dopo il deciso calo registrato nei lustri passati, da un paio d’anni in città i numeri sulle interruzioni volontarie di gravidanza sembrano piuttosto stabili. Nel 2013, secondo il report presentato ieri in commissione dall’Ausl (ma che aspetta ancora la validazione ufficiale da parte della Regione) gli aborti al Santa Maria della Scaletta sono stati 204, in linea con dodici mesi prima. Di questi, 173 hanno riguardato donne residenti sul territorio imolese. In 60 hanno invece preferito, per motivi di privacy, spostarsi nelle strutture di Bologna e Faenza, pur abitando nel circondario. Da evidenziare anche la percentuale di quante hanno abortito con metodo farmacologico (Ru486): a Imola siamo a 29 casi, con pazienti che si sono rivolte quasi sempre all’ospedale cittadino. Poi c’è la pillola del giorno dopo: secondo uno studio portato avanti in questi mesi dall’Ausl, sul Santerno se ne vendono circa 620 l’anno.

MA CHI SONO oggi le donne che decidono di interrompere la gravidanza? Quasi una su tre ha un’età compresa tra i 30 e i 34 anni (la fascia più rappresentata). È spesso italiana e con un lavoro (70%), nubile solo in 4 casi su 10. Poco meno della metà delle pazienti che si rivolgono all’Ausl per abortire ha invece già un figlio. A volte, prima di arrivare al Santa Maria della Scaletta, passano dal consultorio familiare, che svolge la propria attività di prevenzione delle gravidanze indesiderate direttamente nelle scuole. «Ma non in tutte e non a tappeto – avverte la responsabile, Grazia Saccottelli –. Sia per la mancanza di risorse sia per la resistenza di molti istituti. Con i nostri corsi di educazione alla sessualità andiamo nelle terze medie e alle superiori, ma un’opera di questo tipo richiede un’azione costante da parte di tutti i soggetti della comunità. Perché si decide di abortire? Per motivi culturali, sociali, economici e religiosi. Ma oggi, a differenza di quanto accadeva in passato, gli uomini non stanno più sempre nascosti dietro la porta e accompagnano mogli, compagne e fidanzate in una scelta che però, alla fine, deve essere sempre delle donne».