Mercatone Uno, spunta l’ipotesi del commissario

Per il salvataggio ora si pensa alla Legge Marzano

L’ingresso del Mercatone Uno

L’ingresso del Mercatone Uno

Imola (Bologna), 3 aprile 2015 - L’Ilva e l’Alitalia sono i casi più eclatanti. Se Mercatone Uno sarà il prossimo, è solo questione di giorni. I criteri per applicare la legge Marzano sulla crisi delle grandi imprese ci sono tutti, ma chiedere al Governo di nominare un commissario per l’amministrazione straordinaria del Gruppo è un passo difficile. Vuol dire, di fatto, consegnare l’azienda allo Stato.

Formalmente, ad oggi Mercatone Uno ha ‘solo’ chiesto l’ammissione al concordato preventivo per le società strategiche del Gruppo (quella che detiene i 79 negozi e quella che possiede il marchio) e ha tempo fino al 18 maggio per presentare un piano che si sostenga a tal punto da passare il vaglio sia dei creditori (1.600), sia del tribunale. In questi giorni però è uno scenario diverso dal concordato quello che sembra essere più accreditato per le sorti del Gruppo. L’amministrazione straordinaria è un’opzione tra varie strade percorribili, ma i contatti col ministero dello Sviluppo economico sarebbero già stati avviati. E l’incontro con i sindacati di mercoledì, a Roma, saltato proprio per la defezione dell’azienda, oggi assume un’altra chiave di lettura. Con l’arrivo di un commissario straordinario di nomina governativa, ogni procedura concorsuale aperta con il Tribunale verrebbe spazzata via. L’obiettivo della legge Marzano è quello di riportare un’impresa alle condizioni di sostenibilità aziendale.

Il nodo dovrà essere sciolto a breve, prima del prossimo incontro a Roma che lo stesso Ministero si è impegno a fissare in tempi stretti. Quel giorno i sindacati torneranno alla carica, come doveva essere l’1, per capire quali concrete possibilità ci siano che un investitore entri in cordata aziendale o rilevi l’intera attività. In ballo ci sono 4.000 posti di lavoro e tre manifestazioni d’interesse tenute ancora fino a oggi riservate. Nel Bolognese, il Gruppo ha tre punti vendita: quello del Navile a Bologna, il Germanvox di Toscanella di Dozza e quello di San Giorgio di Piano. Il Gruppo ha già fatto sapere che solo la metà dei negozi è ‘appetibile’ per una trattativa e, casualmente, sono partite 34 svendite totali in altrettanti punti vendita. San Giorgio è tra quelli e i lavoratori sono disposti a dormire in negozio per scongiurare la chiusura. Il Navile non è in svendita e Toscanella è ‘salva’ perché appartiene a una società (la Siel) non interessata dalla procedura.