Acque, questa volta è davvero finita

Il gestore di parco e discoteca: "La società ora è in liquidazione"

Imola, la discoteca all’interno del Parco delle Acque minerali (Foto Isolapress)

Imola, la discoteca all’interno del Parco delle Acque minerali (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 2 marzo 2015 - «La società V&L è in liquidazione. Avevo già dato mandato al mio commercialista giorni fa». ‘Acque’ addio: al di là della manutenzione ordinaria e della nutrizione degli animali che popolano lo storico parco a ridosso del centro città, il gestore Valentino Boschi non farà null’altro. Così ha deciso dopo settimane di stallo nel confronto con il Comune che, a fine estate, aveva sospeso l’attività della discoteca per lo sforamento dei parametri di legge sul rumore. O meglio, per un’unica rilevazione – attivata su richiesta di alcuni residenti – che aveva evidenziato uno sforamento nel limite massimo di differenza consentita tra il rumore ambientale del parco e i decibel immessi dalla discoteca.

Contro quel provvedimento è stato presentato ricorso al Tar ma Boschi, che il parco lo gestisce dal 2010, lo aveva chiarito già da tempo: un altro anno fiscale la società, senza gli introiti garantiti dalla discoteca, non lo affronterà. E così è stato. Nella prima metà di febbraio il personale (una ventina di persone) ingaggiate di solito per la stagione estiva è stato sollevato dall’incarico e lasciato libero di sottoscrivere nuovi accordi con altri locali, visto che il ‘dialogo’ aperto con il Comune per trovare una soluzione tecnica che garantisse il rispetto della normativa sul rumore non era stato trovato. «Nell’ultimo periodo, devo ammetterlo, ho avuto un dialogo aperto con l’ingegnere Loris Lorenzi della società BeniComuni – dice Boschi –. Ma credo che siamo fuori tempo limite per garantire la stagione 2015. I risultati della valutazione tecnica non saranno pronti prima della metà di marzo».

Fine dei giochi allora e, entro il 10, verrà nominato il commissario per la liquidazione volontaria della società. «Spetterà al liquidatore vedere cosa fare, se rescindere la convenzione con il Comune – va avanti Boschi –. Di certo verranno dismessi i ‘rami secchi’, vendute le attrezzature e via dicendo. Nonostante tutto la liquidazione non è un atto di morte, volendo si può sempre tornare indietro, il problema è che manca l’obiettivo: il ‘per fare cosa’». Boschi ricorda infatti i presupposti per i quali aveva partecipato al bando comunale.

«Volevano fare del parco il salotto della città – ricorda –. Se il salotto non c’è più, a me non interessa e non ho intenzione di ricapitalizzare la società». In origine, infatti, la discoteca doveva rappresentare solo un aspetto del vasto progetto che prevedeva spazi giochi per i bambini con i gonfiabili, un trenino di collegamento con il centro, un solarium , il cinema all’aperto al Castellaccio, un bar all’Ottagono. Tutte idee, presentate prima dal Comune in forma pubblica, poi arenate, pare, tra i vincoli della Soprintendenza (il parco è vincolato) e le relazioni tra uffici pubblici.