Photored, le ragioni del dissequestro: «Legittima la gestione di Area Blu»

Cartelli per gli automobilisti, il giudice: «Non previsti dalla legge»

Sequestro photored (Foto Isolapress)

Sequestro photored (Foto Isolapress)

Imola (Bologna), 7 marzo 2015 - "Sono gli agenti della polizia municipale ad avere il compito esclusivo di accertare le violazioni del codice stradale, cioè sono loro che esaminano le fotografie e redigono i verbali di accertamento, mentre al personale di Area Blu sono delegati compiti meramente materiali». A sostenere questa tesi relativa all’uso dei photored e all’affidamento della loro gestione alla società pubblica Area Blu, stavolta, non sono né gli amministratori comunali, né i loro legali. E’ il giudice Andrea Santucci, nelle motivazioni che il 22 dicembre scorso lo avevano portato a dissequestrare tutti i photored oscurati dalla procura tra Imola, Dozza e Castel San Pietro.

Il sequestro, eseguito il 19 novembre, era stato richiesto dal pubblico ministero Antonello Gustapane al termine dell’inchiesta per abuso d’ufficio e falso che vede indagate a vario titolo 15 persone tra ex e attuali amministratori imolesi, tecnici comunali ed ex comandanti di polizia municipale. Tra questi ci sono anche il sindaco Daniele Manca e il suo vice Roberto Visani. Quella mattina squadre della guardia di finanza oscurarono tutte le postazioni ai semafori, mentre contestualmente venivano notificati gli avvisi di fine indagine. Al momento, la procura non avrebbe ancora chiesto il rinvio a giudizio per alcun indagato, ma nei mesi alcuni hanno accettato di sottoporsi a interrogatorio di garanzia. Nel frattempo i Comuni di Imola, Dozza e Castel San Pietro (più i due ex comandanti), come proprietari dei photored, avevano chiesto il dissequestro delle apparecchiature, adducendo diverse motivazioni che rispecchiano in parte proprio quelle depositate dal giudice Santucci ieri. Al di là dell’affidamento in gestione ad Area Blu, l’inchiesta penale sostiene anche la tesi della non conformità delle apparecchiature ai decreti d’omologazione. In particolare l’installazione.

Ma per i giudice «l’installazione in posizione manomettibile o facilmente oscurabile – scrive il giudice – non comporterebbe l’elevazione di verbali di accertamento nulli o ingiusti, ma semmai la mancata elevazione degli stessi». Inoltre i cartelli che avvisano gli automobilisti della presenza dei photored non sono previsti dalla legge che li richiede invece «per il rilevamento del superamento dei limiti di velocità e del sorpasso vietato». Santucci riconosce che, con il nuovo contratto di servizio con Area Blu, «tutte le apparecchiature sono nella disponibilità della polizia municipale» e riguardo alla durata del ‘giallo’, che per il consulente della procura sarebbe inferiore al tempo d’arresto necessario agli incroci, il giudice si limita a valutare la congruità del sequestro: «E’ la programmazione del funzionamento dell’impianto semaforico a determinare i tempi del giallo, non gli apparecchi automatici di rilevamento dell’infrazione».

Insomma, se il pericolo fosse dettato dal ‘giallo’ andrebbero sequestrati i semafori o i sistemi per programmare la durata dei colori, non le colonnine dei photored. «Sono lieto delle attente motivazioni del Tribunale della Libertà che ha accolto il mio riesame avverso i sequestri degli impianti semaforici – afferma Aldo Savoi Colombis, legale del Comune di Imola insieme con Cristina Bertipaglia –. Oltretutto sono convinto che abbia notevoli ripercussioni anche nei confronti degli indagati, uno per tutti il sindaco di Imola difeso dall’avvocato Magnisi». «Il tribunale ha accolto in pieno tutto quanto avevamo dedotto», si limita a commentare Alberto Padovani, legale del Comune di Dozza.