Gettone di presenza, il consiglio comunale di Imola torna all’antico

Attribuzione forfettaria di 33 euro indipendentemente dalla durata della permanenza tra i banchi

Giorgio Laghi di ‘Imola migliore - Sel’ nel 2015 non ha attinto alcunché dal fondo spese riservato al suo gruppo

Giorgio Laghi di ‘Imola migliore - Sel’ nel 2015 non ha attinto alcunché dal fondo spese riservato al suo gruppo

Imola, 18 dicembre 2016 - Diecimila euro per l’acquisto di giornali, oltre 3mila per le spese telefoniche e il resto che se ne è andato soprattutto tra pubblicità editoriale/radiotelevisiva (1.067 euro) e valori bollati (1.200). Così i gruppi consiliari imolesi hanno speso buona parte dei 34mila euro loro assegnati per il 2015.

Per il 2017 è stato votato un pacchetto da 84.200 euro tutto compreso per i sette gruppi e i loro rappresentanti. Dentro ci sono i 34mila euro per mandare avanti l’attività politica (giornali, spese telefoniche, noleggi sale, pubblicità e valori bollati), i 5.228 euro per il rimborso delle spese di missione dei consiglieri comunali e della presidente dell’assemblea (alla quale spettano anche 1.600 euro per le spese chiaramente sempre legate al funzionamento dell’adunanza) e soprattutto i 43.400 euro (Irap inclusa) per i gettoni di presenza in aula.

Gettoni che, come noto, non spettano a sindaco, assessori e presidente del Consiglio comunale, per i quali è prevista un’indennità di carica omnicomprensiva; ma il cui riconoscimento è finito di recente al centro del dibattito politico, riaccendendo la polemica sui costi della politica.

E’ infatti tornato in vigore il regolamento applicato fino al 2013 che non prevedeva l’obbligo di partecipazione ad almeno il 75% delle sedute per ottenere il compenso di 33,51 euro lordi. L’anno scorso il più morigerato fu Giorgio Laghi, capogruppo di ‘Imola migliore – Sel’, che non ha toccato nemmeno un centesimo dei fondi a sua disposizione.

Lo schieramento più spendaccione – ma è anche quello di gran lunga più numeroso – è invece il Pd. Lo scorso anno, i Democratici potevano contare su 13.314 euro: i 14 consiglieri ne hanno utilizzati 9.804, vale a dire circa 700 euro in media a testa. Così suddivisi: 6.460 euro per l’acquisto di pubblicazioni e giornali, cancelleria e materiale informativo; 1.200 per i valori bollati; 2.144 tra telefonate e pubblicità.

Per il centrodestra, a fronte dei 2.914 euro a testa assegnati a FI e Ncd, il forzista Simone Carapia ne ha spesi 300 per le telefonate e tutto il resto nell’acquisto di giornali e pubblicazioni.

Più votato al risparmio l’alfaniano Alessandro Mirri: ha fatto uscire dalle casse pubbluche solo 745 euro per acquisto di materiale informativo, telefonate e traffico dati per il tablet.