Imola, Mirri resiste in sella. "Resto vicepresidente"

"Chi chiede la mia testa adduce motivazioni non credibili. Non devo difendere sempre e comunque l’operato della minoranza"

Alessandro Mirri (Ncd) rigetta le accuse di M5s, FI e Isv: «Non c’è motivo per cui debba dimettermi»

Imola -MIRRI ALESSANDRO.

Imola, 24 gennaio 2017 - Non fa passi indietro il vicepresidente del Consiglio comunale, Alessandro Mirri (Ncd), invitato dai suoi colleghi di opposizione a dimettersi dall’incarico ricoperto dal 2013. Una richiesta, quella degli altri tre gruppi presenti in minoranza assieme al Nuovo centrodestra (M5s, FI e Isv), motivata da una duplice contestazione: da un lato la «collaborazione politica con membri della maggioranza» (la nascita dell’associazione cattolica Tommaso Moro presieduta da Mirri assieme a Romano Linguerri di Fornace viva); dall’altro le polemiche sulla vicenda Formula Imola, con la società di gestione dell’autodromo che ha denunciato i responsabili della diffusione del contratto siglato con Barley Arts, pubblicato sul Carlino dopo una doppia richiesta di accesso agli atti di FI e Isv.

In pratica, alla luce di quanto sopra, la minoranza non si sente più tutelata dall’alfaniano, tra l’altro rappresentante di uno schieramento che a Roma governa assieme al Pd. La richiesta di dimissioni è «lecita, ma andrebbe motivata e sostenuta da fatti credibili e non da sensazioni – replica Mirri –. L’associazione Moro? Mi domando in cosa venga leso il mio compito da sempre portato avanti nel pieno rispetto delle prerogative». Quanto alla questione Formula Imola e alla «presunzione della mia parzialità», bisogna essere «né faziosi né ipocriti», avverte l’esponente di Ncd. E se l’opposizione, dopo la divulgazione alla stampa del contratto siglato con Barley Arts (gesto del quale si è ‘autodenunciato’ il forzista Simone Carapia) e la successiva querela ha portato la protesta in aula parlando di bavaglio, il vicepresidente del Consiglio risponde così: «Formula Imola è una società pubblica, ma opera in un mercato che risponde alle sue regole».

Dunque, «va da se che il potenziale concorrente (Monza, Misano, Mugello…) da queste informazioni ricaverebbe un immediato beneficio contrattuale e con esso tagliare fuori Formula Imola da qualsiasi trattativa futura». Ecco perché Mirri, nonostante le accuse dell’opposizione relative anche al mancato biasimo nei confronti della decisione della Spa controllata all’85% da Con.Ami di intraprendere le vie legali contro gli stessi consiglieri (anche se formalmente la querela è stata avanzata contro ignoti), è convinto di non essere venuto meno al suo compito. «Ho cercato di preservare al meglio il mio ruolo istituzionale, che travalica la pretesa di una difesa sempre e comunque dell’opposizione – conclude – anche quando atti, espressioni e comportamenti esulano da regole eticamente compatibili con il ruolo istituzionale che compete a ciascun consigliere. Per questo dovrei dimettermi?».