Profughi, a Castel San Pietro è guerra di cifre

Il Comune ne conta 59, i gestori dell’albergo dicono di averne 62 e di avere avuto contatto solo con una coop sociale

L’Hotel delle Terme dove fino all’8 marzo resteranno ospiti i 62 profughi inviati dalla Prefettura

L’Hotel delle Terme dove fino all’8 marzo resteranno ospiti i 62 profughi inviati dalla Prefettura

Imola, 2 marzo 2017 - Lasceranno Castel San Pietro e l’Albergo delle Terme il prossimo 8 marzo i 59 rifugiati che martedì intorno alle 19 sono approdati nella località termale. Questa appare l’unica certezza in mezzo a tanti dubbi che restano, rafforzati da dichiarazioni sia istituzionali che del direttore dell’Albergo delle Terme. Incertezza sui numeri, innanzitutto.

Da una parte il Comune insiste, anche nella nota diffusa ieri, a ribadire come «i profughi ospitati all’Albergo delle Terme sono 59 (non 65 come si era detto martedì)», mentre il direttore della struttura Massimiliano Baglioni ha dichiarato ieri al Carlino che in realtà sono 62. Accanto a questo che pare ancora oggi un inestricabile mistero, ce n’è un altro che lascia trasparire una colossale mancanza di informazione e di coordinamento. Il direttore dell’Albergo delle Terme Baglioni, infatti, in una nota diffusa ieri ha precisato che «come albergatori non abbiamo dato disponibilità alla Prefettura ad accogliere i migranti presso la nostra struttura ma abbiamo dato disponibilità di camere e servizi ad una cooperativa sociale che solo dopo aver accettato la nostra proposta commerciale e confermato le camere ci ha avvisato che gli ospiti in arrivo erano rifugiati di varie nazionalità». Insomma, soltanto in un secondo momento l’albergo avrebbe imparato che la comitiva di ospiti sarebbe stata composta da rifugiati, con tutto quel che ne consegue come, per esempio, il clima che si è creato in città e nei pressi dello stesso albergo dove la tensione già ieri si tagliava a fette, tra addetti alla sicurezza (una società privata) particolarmente agitati e pronti ad allontanare taccuini e macchine fotografiche e addetti all’albergo che prontamente redarguivano il sottoscritto sventolando un presunto accordo verbale con il sindaco che imporrebbe il divieto di foto (!?).

I più tranquilli, invece, parevano proprio i rifugiati. Alcuni a passeggio nel parco delle Terme, altri intercettati e immortalati al rientro dopo un ‘tour’ del Lungo Sillaro. A proposito del sindaco, Tinti ieri ha precisato in una nota che «i profughi sono tutti giovani adulti (provenienti dal Bangladesh e dall’Africa, ndr) e la società che gestisce la struttura alberghiera ha confermato che rimarranno solo fino all’8 marzo, con check out previsto entro la mattinata». Ha aggiunto ancora, il primo cittadino, che «per tutto il periodo della loro permanenza è stato attivato un servizio integrato di presidio e vigilanza, il cui obiettivo principale è il mantenimento dell’ordine». Nello specifico «la proprietà dell’Albergo delle Terme ha predisposto un servizio di vigilanza privata 24 ore su 24 a protezione di tutta la struttura e dell’area antistante, a tutela della sicurezza sia degli utenti e dei cittadini che frequentano l’Albergo e le Terme, sia degli stessi profughi. Massima presenza – si legge ancora -, è stata assicurata anche dai Carabinieri di Imola, dalla Polizia Municipale e dai volontari ausiliari di Città Sicura e dell’Associazione Nazionale Carabinieri».