Ospedali uniti, Imola frena. Sindaco e sindacati contro la fusione

Le reazioni dopo l'annuncio di Merola

La scelta del sindaco di Bologna di lanciare ufficialmente l’unificazione sanitaria dell’area metropolitana è aspramente criticata sia dalle istituzione che dalle associazioni di categoria della sanità

La scelta del sindaco di Bologna di lanciare ufficialmente l’unificazione sanitaria dell’area metropolitana è aspramente criticata sia dalle istituzione che dalle associazioni di categoria della sanità

Imola, 23 aprile 2017 - «All’ordine del giorno non c’è nessuna fusione di aziende, ma lo studio di come i quattro poli ospedalieri possano andare verso una più stretta relazione». Lo garantisce il sindaco di Imola Daniele Manca, dopo l’annuncio, lanciato l’altro giorno dal collega Virginio Merola, sulla necessità di riunire gli ospedali metropolitani. Ovvero: Sant’Orsola, Maggiore, Bellaria, Imola. Una sfida, quella del sindaco emiliano, peraltro raccolta dai direttori generali dell’Azienda Usl e dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna e di quella di Imola.

Ma se sullo sfondo regna lo scetticismo del mondo sindacale, Manca interpreta l’annuncio di Merola come «una forte accelerazione a lavorare sull’integrazione della rete ospedaliera». «Il punto è – ragiona - che dobbiamo iniziare il lavoro, in quanto dopo l’unificazione della Conferenza territoriale socio-sanitaria non è ancora stata creata quella cabina di regia che deve studiare le caratteristiche del sistema ospedaliero metropolitano». Detto ciò, il sindaco di Imola mette i puntini sulle i: «Se però mi si dice che si vogliono fondere degli ospedali, vuol dire che qualcuno non sa di cosa parla, perché dietro un ospedale c’è anche il sistema socio-sanitario di un’azienda, che comprende le case protette, le rsa, il pre e il post ricovero. Un sistema che il territorio deve garantire. In caso di una fusione, questa parte dove va a finire?».

Rincara la dose: «Non facciamo confusione tra integrazione e fusione». Della serie: integrazione sì, fusione no. Anche perché, «abbiamo unificato la Conferenza per riunire maggiormente gli ospedali, ma questo non vuol dire fondere le aziende». Manca ribadisce poi che il percorso della fusione «non è praticabile prima di tutto dal punto di vista giuridico, in quanto le aziende non hanno la stessa natura giuridica – spiega -. In ambito metropolitano, ci sono università, Irccs e ospedali di primo livello. Proprio perché non era possibile unire le aziende, abbiamo unito la programmazione, ritenendo che debba lavorare per una piena integrazione degli ospedali attraverso lo sviluppo delle reti cliniche». E ancora: «Si tratta quindi di studiare come far circolare liberamente i medici all’interno dei diversi ospedali. E auspico che si sia fatta la Conferenza unificata proprio per lavorare in questa direzione». Ma se così non fosse, ecco che arriverebbe l’altolà del sindaco imolese, che avverte: «No a invenzioni astratte e stravaganti prive di qualsiasi fattibilità, perché fare un unico ospedale vuol dire non sapere di cosa si parla».

Anche i sindacati frenano sul percorso di unificazione dei quattro ospedali metropolitani lanciato dal sindaco di Bologna Virginio Merola. «Riteniamo profondamente sbagliato lanciare nella bagarre attuale il tema della fusione, in un momento in cui le reti cliniche che dovevano qualificare l’assistenza non sono neanche state avviate e in cui la gestione unificata delle risorse umane è al centro di grosse problematiche che si stanno affrontando ai tavoli di confronto aziendali», è la posizione di Stefano Franceschelli (Cisl Area metropolitana). Che aggiunge: «C’era un progetto che attuava la riorganizzazione ospedaliera prevista dalla Regione attraverso un percorso di integrazione tra le aziende fondato sulle reti cliniche. Oggi si annuncia invece un’altra cosa, mai affrontata nel merito con le organizzazioni sindacali». Per Danilo Francesconi (Cisl Area metropolitana) «prima di parlare di assetti organizzativi bisogna concentrarsi sui servizi ai cittadini, sulla riduzione dei tempi d’attesa, sulla piena realizzazione delle Case della salute, questi vorremmo che fossero i temi all’ordine del giorno».

Duro l’attacco di Marco Blanzieri (Fp Cgil Imola): «Apprendere dalle notizie di stampa dell’idea di fusione tra le aziende ospedaliere dell’area metropolitana ci lascia alquanto perplessi. Se non altro perché si è appena concluso un percorso di confronto a livello regionale sul piano socio sanitario dove nulla di tutto ciò era previsto e dove, a questo punto, risulta veramente poco chiaro quale organico progetto di sviluppo si vuole dare alla sanità emiliano romagnola». Infine il segretario regionale della Uil, Giuliano Zignani, auspica che la Regione «convochi al più presto le parti sociali per valutare lo stato dell’arte».