Restart chiude col botto: presenze a quota 20mila

Il consigliere Panieri: «Uno schiaffo al degrado» FOTO

Restart

Restart

Imola, 28 settembre 2015 - Il restart si conclude con un bilancio di circa ventimila persone nell’arco di tre giorni (FOTO), arrivate per ammirare e immortalare le tantissime opere di Street Art. La domenica dell’Urban Culture Festival imolese registra una grande partecipazione di giovani, famiglie e anziani, a dimostrazione che la manifestazione è riuscita ad intercettare target diversi di età e cultura.

Nella giornata di ieri gli artisti hanno concluso i loro murales, mentre nel parco si sono svolte esibizioni live di band, giochi per bambini e la tanto attesa sfilata canina, con più di cento animali, organizzata dai residenti del quartiere ex Cogne, i quali con il ricavato delle offerte realizzeranno l’area di sgambatura cani.

Nella giornata di sabato grandi emozioni sul palco del Restart che ha ospitato un’accesissima battaglia di freestyle e i concerti serali di band rinomate come i Cadillac 61 da Faenza, i Mama Afrika e Brain da Bologna. Vincenzo Rossi, presidente di Noi Giovani, entusiasta dell’evento commenta a caldo: «Grande successo del festival per Imola e per i giovani. E’ nata una nuova galleria d’arte, venite a vederla».

Marco Panieri, consigliere comunale della città di Imola con delega ad eventi e marketing territoriale commenta invece la manifestazione con queste parole: «Orgoglioso della nostra Imola, orgoglioso del progetto, orgoglioso dei tanti che l’hanno condiviso e realizzato e dei tanti che nella semplicità hanno partecipato. Orgoglioso dei molti residenti, che si sono spesi e si sono rimboccati le maniche. Un nuovo biglietto da visita della nostra città, Imola è sicuramente anche questo: arte, sport, rigenerazione urbana e vitalità. Grazie a tutti per l’enorme risultato, ora abbiamo una galleria d’arte aperta ventiquattro ore su ventiquattro, che vuole dare un calcio al degrado». 

L’intento era quello di dare lustro alla città, partendo dal basso e unendo tutti gli interlocutori: i residenti, la rete ferroviaria, il comune e tutte quelle persone che usano la stazione come punto di passaggio e credo che il risultato sia molto chiaro. «Una bella lezione di cittadinanza attiva da che non aspetta che si muovano gli altri per cambiare, in meglio, la propria città, il proprio mondo, gli spazi di tutti», conclude Panieri.