Sfrattato, vuole buttarsi di sotto. Poliziotta lo ferma sul balcone

Dramma in via de Rosa. Sotto casa forze dell’ordine e attivisti

Lo sfratto (Foto Isolapress)

Lo sfratto (Foto Isolapress)

Imola, 22 luglio 2015 - Quindici minuti di puro dramma. Tanto è durata la minaccia di gettarsi nel vuoto di M’Barek El Youssoufi, marocchino di 50 anni residente a Imola con la famiglia dal 1999. Un quarto d’ora nel quale l’uomo, a cavalcioni sul balcone di casa al secondo piano di una palazzina in via De Rosa, è stato trattenuto con la forza da una dirigente di polizia, Angela Piccirillo, che è riuscita a farlo desistere. Un gesto dettato, evidentemente, dalla disperazione. Alle 9 di ieri, infatti, l’ufficiale giudiziario, insieme con un medico dell’Ausl, si è recato al civico 21 di via De Rosa per liberare l’appartamento.

Il marocchino, con cittadinanza italiana, dopo aver perso il lavoro nel 2013, non è più stato in grado di onorare le rate del mutuo della casa e l’insolvenza ha determinato la richiesta di sfratto. Ma l’operazione per sgombrare l’alloggio ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, a conoscenza della presenza sul posto di una decina di membri dello ‘Sportello antisfratto di Imola’, molti dei quali militanti in Brigata 36. Sul posto, i poliziotti anti sommossa (in supporto sono arrivati anche i carabinieri), si sono trovati di fronte il gruppo di ragazzi del centro sociale che impediva l’ingresso nella palazzina. Temendo per l’incolumità delle persone all’interno dell’alloggio, le forze dell’ordine sono riuscite ad aprire un varco tra i ragazzi (due dei quali sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale) e a raggiungere l’appartamento, chiuso a chiave dall’interno. Nel frattempo, infatti, la famiglia marocchina (coniugi e tre figli di cui una minore) si era barricata in casa con la dirigente di polizia, l’ufficiale giudiziario, il medico.

Un'ora col fiato sospeso. La poliziotta ha raccontato di avere tenuto stretto il marocchino con la forza per quindici minuti. Operazione che le è costata otto giorni di prognosi e una lussazione alla spalla. Con una gamba si è aggrappata alla ringhiera del balcone per evitare la tragedia. Stringeva il padre di famiglia e gli parlava quando, all’improvviso, l’uomo, che ha problemi di salute, ha iniziato a stare male. Solo allora El Youssoufi si è calmato, rientrando in casa. Soccorso dal 118 è stato trasportato all’ospedale e tenuto sotto osservazione per qualche ora prima di essere dimesso.

Nel frattempo lo sfratto, in seguito all’intervento dell’assessore Barbara Lo Buono, è stato prorogato al 21 settembre. Il Comune infatti è al lavoro per cambiare il regolamento d’accesso alle case gestite da Acer, introducendo il criterio della morosità incolpevole. Criterio grazie al quale la famiglia marocchina potrebbe ottenere in futuro un alloggio popolare.

«Un problema sociale che colpisce anche a Imola centinaia di famiglie è stato oggi trasformato in un problema di ordine pubblico, senza che nessun atteggiamento aggressivo fosse mai stato mosso da tutti i solidali presenti – rende noto lo Sportello antisfratto di Imola –. E’ ora che l’amministrazione si assuma la responsabilità della situazione di emergenza abitativa». E propone: «Una moratoria sugli sfratti, il recupero delle case popolari sfitte e la fine della svendita del patrimonio delle case popolari».