Imola, investito in bici da un furgone, Baldini: "Sono un ciclista miracolato"

Nel luglio 2015 il mister dell'imolese rimase vittima di un investimento stradale simile a quello di Michele Scarponi. "Ma la passione è stata più forte dello spavento e mi sono ricomprato la bici"

Francesco Baldini è stato vittima di un grave incidente in bici giusto due anno fa. «Ma a me è andata meglio di Scarponi»

Francesco Baldini è stato vittima di un grave incidente in bici giusto due anno fa. «Ma a me è andata meglio di Scarponi»

Imola, 26 aprile 2017 - La bici è una passione che hanno in tanti in Romagna. Lo stessa cosa accade in Toscana, la regione di nascita del tecnico dell’Imolese Francesco Baldini. L’allenatore rossoblù ai primi di luglio del 2015 è stato investito da un furgone alla dogana di Gualdiciola, località sammarinese a 300 metri da casa sua.

La statistica dice che in Italia lo scorso anno sono morti 251 ciclisti, uno ogni 38 ore. Ogni mezz’ora c’è un ferito, praticamente 16.827 dal primo gennaio al 31 dicembre di un anno solare. Uno stillicidio di numeri e vite.

Il mister dell’Imolese è stato investito da un furgone, a poca distanza da casa: «Stavo andando a fare un giro in bici – spiega Baldini – ed ero in discesa prima di arrivare sui rettilinei, quando un furgone mi ha tagliato la strada esattamente come è accaduto a Scarponi tre giorni fa. Prima di finire a terra ho spaccato il vetro del veicolo. Sono vivo praticamente per miracolo e non ho riportato nessuna conseguenza».

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Baldini se l’è cavata con un trauma cranico e qualche ammaccatura: «E’ accaduto tutto velocemente, mi sono trovato questo furgone davanti e non ho potuto evitarlo. Non so come sia potuto succedere, ma alla fine per come era ridotta la bici (letteralmente spaccata in due) e per come era ammaccato il furgone, le cose sono andate fin troppo bene. Sono stato una notte in osservazione all’ospedale e poi sono uscito. L’autista del furgone è venuto a trovarmi dicendo che non mi aveva proprio visto nonostante il completino arancione ben visibile».

Dopo l'incidente Baldini è tornato ad andare in bicicletta: «La cosa più difficile è stata convincere i parenti a ricomprare un’altra bici. Fare ciclismo è divertente perché ti permette di fare sacrifici e di non arrenderti mai. Questa passione me l’ha trasmessa nonno Francesco. In tv a una brutta partita di calcio preferisco gli ultimi 20 km di una corsa ciclistica. Il mio idolo era Pantani e in tv ho visto l’ultima vittoria di Scarponi in salita. Quando mi allenava Fascetti ed eravamo in ritiro, aspettavamo la fine della tappa del Tour de France prima di cominciare».

Il timoniere rossoblù è uno che va spesso a farsi un giro in bici: «A volte percorro anche 100 chilometri quando ho più tempo libero, altre invece ne faccio solo 50. Quando si esce occorre essere attrezzati bene, con la bici giusta, il caschetto protettivo e tutto quello che serve per farsi vedere dagli autoveicoli che sfrecciano sulle nostre strade. Io vengo dalla Toscana e lì per i ciclisti è più facile potersi allenare, ci sono spazi più larghi. Qui in Romagna invece le cose sono diverse. Preferisco andare da solo piuttosto che fare i grupponi dove purtroppo c’è tanta gente indisciplinata. Serve attenzione e rispetto delle regole per non correre rischi».