Unioni civili, i consiglieri cattolici: "No adozioni nelle coppie gay"

Tutti a favore del Registro, ma "padre e madre non si toccano"

Unioni civili (Foto Ansa)

Unioni civili (Foto Ansa)

Imola, 29 gennaio 2016 - «Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, possono contrarre tra loro un’unione civile (da registrare in Comune, ndr) per organizzare la loro vita in comune». Così recita l’articolo 1 del ddl Cirinnà la cui discussione è approdata in Parlamento assieme al dibattito tra cattolici e laici del Pd (ma non solo).

Il punto, ora, è se il testo del provvedimento taglierà il traguardo con (o senza) la spinosa questione della stepchild adoption, che permette l’adozione del figlio del coniuge con il consenso del genitore biologico. E come prevedibile, a ridosso del ‘Family day’ di domani a Roma (dove nessuno dal Santerno andrà, ndr), la divergenza di opinioni a livello nazionale fa il bis anche in città. Dal vescovo Tommaso Ghirelli attraverso il settimanale diocesano Nuovo Diario Messaggero arriva un «richiamo» all’iniziativa romana: «Ritengo sia giusto e doveroso che i cattolici insieme con vari uomini di buona volontà che hanno a cuore la tutela e promozione della famiglia (la quale è ‘una sola’, come ha chiarito ancora una volta il Papa) manifestino pubblicamente».

Come la pensano alcuni tra i consiglieri cattolici che, da più lati, siedono in piazza Matteotti? «Sul riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali c’è una convergenza di tutti – sostiene Roberto Visani –. Il vulnus riguarda l’adozione. Nemmeno i laici del nostro Paese hanno messo in discussione come il tema reale non sia dare un bimbo a una famiglia, ma il contrario. Per cui le perplessità dei credenti sono le stesse dell’altra parte del Paese. E non penso che la soluzione giuridica stia nelle piazze».

Il ‘Family day’ infatti si svolge dopo una settimana dalle tante manifestazioni in giro per lo stivale a favore delle unioni civili, la più vicina a Bologna. Chi invece andrebbe volentieri nella Capitale è il vicepresidente del Consiglio Alessandro Mirri (Ncd): «Ne condivido completamente i contenuti – dice –. Il ddl presenta un elemento incostituzionale in quanto l’articolo 29 della Costituzione è molto chiaro. Sono d’accordo sulla necessità di riconoscere i diritti alle unioni civili, ma avere un figlio non è un diritto bensì un dono».

Per Simone Carapia (FI) «le unioni civili vanno regolamentate dallo Stato mentre sul tema delle adozioni credo ci siano dei capisaldi da rispettare, tra questi il fatto che il bambino debba crescere con un’educazione impartita da un padre e una madre». Romano Linguerri (Fornace Viva), medico, osserva: «Con questo ddl il vero obiettivo è arrivare alla regolarizzazione della fecondazione eterologa e dell’utero in affitto, due gravi violazioni della dignità dei bambini e delle donne. Mi stupisco che i movimenti femministi non si siano mobilitati». Gli fa eco Daniela Spadoni (Pd): «Le riserve dei cattolici non sono confessionali ma rappresentano il nucleo di un pensiero che va ben oltre i confini della sensibilità cattolica, al punto da costituire punti irrinunciabili per la cultura laica e quella femminista».