Nel Sahara alla ricerca dell’Oasi bianca

Le avventure di Sandra fra tesori rupestri e dune, fino «al vuoto che può spaventare»

ll deserto bianco e il fuoristrada nel Gilf Kebir

ll deserto bianco e il fuoristrada nel Gilf Kebir

Imola, 27 settembre 2014 - «L'OASI BIANCA di Zerzura è l'utopia di chi va nel Sahara». E così Maria Alessandra Orselli detta Sandra, medico che ha camminato a piedi nudi sulla sabbia di tutto il Nord Africa, è andata alla ricerca della leggenda nel Deserto Occidentale, in Egitto. Sul Gilf Kebir e sulle orme di Laszlo Almasy, l'esploratore ungherese che in 'Sahara sconosciuto' racconta la sua Zerzura. Per Sandra la misteriosa Oasi è rimasta un sogno, ma è un dettaglio. L'infinito è il deserto: «Ci accompagna nella conoscenza di noi stessi, in una ricerca che è più o meno la nostra Zerzura».

Riflessioni e dure scorribande in fuoristrada. «Mi piace guidare, ho fatto 9.250 chilometri tornando dalla Mongolia al volante di un Range Rover d'epoca», racconta la driver.

In Egitto ha fatto la passeggera al fianco di un amico bresciano, Paolo Chiodi, compagno di tanti viaggi. Tutti in autonomia e con partenza in auto dall'Italia: «E' come il sabato del villaggio, c'è l'attesa di arrivare. E' il vero viaggio, fino al vuoto che può spaventare».

Non lei, che nel deserto dorme sotto il cielo: «Ho un materassino con una sacca dove infilo i vestiti e mi fa da cuscino, per ritrovarlo ho messo il catarifrangente». Sola nella notte scandita dagli sciacalli: «Me ne vado per i fatti miei, lontano dal campo». E’ fatta così questa viaggiatrice dal battesimo di fuoco: «Ho iniziato a 16 anni, nel 1967, quando ho partecipato con un tema a un concorso del Touring e ho vinto un viaggio intorno al mondo».

IL VIAGGIO in Egitto («Il più bello») è datato estate 2007, quando andare da quelle parti non era un azzardo. Tredici amici (compreso un ragazzino di 11 anni), sei fuoristrada e partenza da Genova sul traghetto per Tunisi. Poi la Libia allora praticabile e avanti verso l'Egitto e il Grande Mare di Sabbia.

«A Siwa abbiamo incontrato la guida e il poliziotto, poi siamo partiti in direzione sud sapendo che per almeno un paio di settimane non saremmo usciti dal deserto». Esaltante l'attraversamento del Gilf: «Una montagna piatta e nera dov'è complicato salire e scendere sulla roccia».

E per Sandra che adora l'arte rupestre è un trionfo la grotta Foggini: «E' la cappella Sistina del Sahara, incisa e dipinta per un'infinità di metri, e sotto la sabbia c'è ancora da scoprire». Loro, i pellegrini dei reperti, hanno fatto un'altra scoperta: «Abbandonato dal '42, abbiamo trovato il bagaglio di un soldato inglese, Alex Ross, morto nel 2004 come ci ha poi raccontato la sorella. Avvolti nella divisa che al tatto si è polverizzata, c'erano passaporto, pacchi di foto, bende, cerotti, lettere». Sulla sabbia anche le tracce delle tragedie contemporanee: «Ci siamo commossi davanti alla tomba di quattro migranti morti nella fuga dall'Africa nera. C'erano un mazzolino tenuto da un nastro rosso e i loro averi: le ciotole di plastica e le scarpe che i compagni hanno lasciato lì».

Emozioni nel Sahara egiziano, risalito fino al Deserto Bianco che per Sandra è poetica follia: «Sulla sabbia giallo oro, le montagne bianche sono follia della natura, picchiettate di bombette laviche nerissime e di bastoncini neri infissi nella roccia».

Ma c'è ancora il Cimitero delle balene preistoriche: «Un posto magico. Quando ho visto una montagna giallo sole intarsiata del rosso dei minerali, ho detto: lasciatemi qui, sono a posto».