Addio a Zaccherini, esempio di libertà

Scampò al campo di sterminio di Mauthausen

Vittoriano Zaccherini

Vittoriano Zaccherini

Imola, 18 novembre 2015 - «Ho visto i miei compagni morire davanti a me. Erano stati condannati a morte e non potevo fare nulla per salvarli». Vittoriano Zaccherini non ha mai smesso di raccontare alle giovani generazioni gli orrori dei lager. Come quello di Mauthausen dove fu deportato, dopo essere stato arrestato dalle Brigate Nere, nel novembre del 1944. Vi trascorse al suo interno circa cinque mesi. Cinque interminabili mesi che cambiarono per sempre la sua vita. Una vita trascorsa a ricordare alle giovani generazioni gli orrori della guerra, del razzismo e della discriminazione dei più deboli. «Perché solo mantenendone vivo il ricordo – amava sottolineare – potremo evitare che si ripetano».

Ora a mantenere viva l’eredità spirituale di Vittoriano dovranno pensare proprio quelle nuove generazioni a cui amava rivolgersi, dopo aver asciugato le lacrime per la sua perdita.

Zaccherini si è infatti spento all’età di 88 anni lasciando la moglie Dolores, il figlio Luca e i tantissimi amici che hanno potuto apprezzarne le qualità.

Nativo di Dozza, partigiano, fu arrestato dalle Brigate Nere il 20 novembre 1944 a Imola, in seguito a delazione, perché faceva parte delle Squadre di Azione Patriottica – nel distaccamento della 36° Brigata Garibaldi – che operavano sulle colline tosco-romagnole. Fu incarcerato nelle carceri della Rocca Sforzesca, poi a Bologna, nella sede delle SS ai Giardini Margherita in via Santa Chiara, poi al Carcere San Giovanni al Monte. Fu deportato prima a Bolzano, poi in Austria, prima a Mauthausen, poi nel vicino sottocampo di Gusen, infine nuovamente a Mauthausen. Fu liberato il 5 maggio 1945 dall’esercito americano. Per oltre 40 anni ha portato avanti, non senza fatica, la missione di testimoniare la sua vicenda, in modo particolare parlando agli studenti delle scuole. Era presidente della Sezione imolese dell’Aned (Associazione Nazionale ex Deportati nei campi nazisti).

«Quei cinque mesi – raccontò qualche tempo fa al Carlinomi hanno cambiato per sempre. In cinque mesi sono diventato un’altra persona. Quando vado nelle scuole, cerco in tutti i modi di far capire ai ragazzi che non devono essere razzisti e che devono lottare contro tutte le dittature, da qualunque parte vengano. Non è con l’odio che si risolvono i problemi». Un monito che, in questi terribili giorni di terrorismo, appare più attuale che mai.

«Vittoriano è uno di quei ‘grandi imolesi’ che hanno dato tutto per amore della libertà e della democrazia – conclude il sindaco Manca –. Imola non gli sarà mai abbastanza grata per il suo insegnamento di vita e per la sua generosità».