Web super veloce, rivoluzione al via. Il governo: "Banda larga ovunque"

Accelerata di Renzi. "Partono i bandi per le aree più disagiate"

La rete trasforma spesso persone tranquille in leoni da tastiera

La rete trasforma spesso persone tranquille in leoni da tastiera

MILANO, 30 APRILE 2016 - NELL’INTERNET DAY, la giornata chiamata a celebrare il 30 aprile di trent’anni fa quando dal Cnr di Pisa partì il primo collegamento con la Rete americana Arpanet, il ‘papà’ del web, e quindi il nostro Paese mosse il primo passo nella grande Rete, Matteo Renzi spinge sull’acceleratore dei collegamenti a banda larga per un salto tecnologico dell’Italia. Sul tavolo del Consiglio dei ministri in corso ieri sera, infatti, come preannunciato dallo stesso premier in collegamento video con l’Internet Day di Pisa, c’era il via libera formale ai bandi di gara per i cluster C e D. Ovvero, sempre per dirla con il premier, le zone «un pochino più sfigate» della Penisola. Quelle nelle quali è meno conveniente l’intervento degli operatori privati. Proprio per questo, per portare la banda larga nei Comuni meno redditizi sul fronte dei possibili ricavi, lo Stato darà un forte contributo. Ovvero «ci metterà i soldi» e «dopo tante chiacchiere si parte».   CON un fondo statale del Cipe pari a 4,9 miliardi di cui 3,5 già stanziati e 2,2 destinati proprio alle aree bianche o a non interesse di mercato. Per le zone più interessanti e ricche dal punto di vista dei guadagni delle compagnie telefoniche, invece, i cluster definiti A e B, ha spiegato sempre Renzi «non c’è bisogno dei soldi pubblici e gli operatori privati possono portare la banda larga in competizione tra loro». L’obiettivo del governo, annunciato lo scorso 7 aprile durante la presentazione del piano strategico per la banda larga che vedrà protagonista l’Enel, con la nuova società Enel Open Fiber, è quello di coprire il 100% del Paese entro il 2020 con i collegamenti a 30 mega bps e arrivare al 50% con quelli a 100. Che sarebbe già un grande risultato visto il punto di partenza. Oggi infatti siamo il fanalino di coda dell’Europa come denuncia l’Adoc. Tanto che le connessioni da postazioni fisse a banda larga coprono solo il 20% contro il 62% della media europea e con zone, specialmente quelle rurali (dove il ministro delle Politiche Agricolte Martina ha preannunciato ieri, utilizzando fondi europei, investimenti per 250 milioni entro il 2020) addirittura completamente abbandonate. Peggio ancora per le connessioni a banda ultra larga (100 mbps) che vede solo il 4% delle famiglie italiane in grado di utilizzarle contro il 26% della media Ue. E non parliamo poi di quelle oltre quota cento, praticamente inesistenti rispetto a una media europea del 9%.   PER SUPERARE quello che in gergo si chiama il digital divide è scesa in campo con forza l’Enel. La nuova società Enel Open Fiber, che ha stretto accordi con Vodafone e Wind, è pronta a investire 2,5 miliardi per cablare con la fibra ottica ultraveloce 224 città italiane coprendo le aree più remunerative (quelle A e B). Un progetto eventualmente aperto anche all’ingresso di Telecom Italia che, ha spiegato ieri il suo presidente Giuseppe Recchi, è pronta a partecipare ai bandi di gara del governo «dove c’è convenienza» e anche a rilevare il 100% di Metroweb, la società attiva nella posa della fibra. Da sola comunque Telecom punta a coprire l’84% della popolazione con i collegamenti a banda larga entro il 2018. Ma anche Vodafone conta di raggiungere oltre 200 città con la fibra mentre Fastweb ha annunciato di portare la velocità a 200 megabit entro il 2020 per il 50% della popolazione.