Giovedì 18 Aprile 2024

Berlusconi: 'Resto candidato premier. Uniti per l'Italia' / Esclusivo di Andrea Cangini

"Niente primarie, resto il candidato premier. La legge elettorale? Sì al bipartitismo, ma senza forzature. No alle urne" di Andrea Cangini

Silvio Berlusconi (AFP)

Silvio Berlusconi (AFP)

ARCORE (Monza e Brianza), 6 NOVEMBRE 2014 - LE BARZELLETTE d’esordio, tre, due delle quali in francese (deliziosa ma irripetibile quella che gli raccontò Mitterrand) sono state il generoso omaggio a un rito dovuto. Nella sua villa di Arcore, Silvio Berlusconi sembra un leone in gabbia. Un leone ferito. Confinato a casa, con i carabinieri alla porta, il telefono sotto controllo e senza più il passaporto, non riesce a liberarsi dal peso della propria «ingiusta condanna» e dell’«assurda decadenza da parlamentare, terzo colpo di Stato dopo l’avviso di garanzia a Napoli nel ‘94 e la balla dello spread nel 2011». Ne parla in continuazione e quando ne parla ne soffre.

È nervoso, non se ne fa una ragione. E a incoraggiarlo ad alzare lo sguardo sul mondo è anche peggio. A margine di questa rara intervista, la prima concessa a un giornalista nel suo salotto di Villa San Martino da quando vi è ‘recluso’ per decisione del giudice di sorveglianza, Berlusconi ha parlato dello stato dell’economia europea con toni a dir poco accorati. È preoccupato per l’Italia, ma, in ossequio al suo noto «ottimismo», non vuole dirlo pubblicamente: «Non servirebbe a nulla, sarebbe solo dannoso».

Presidente, quanto conta la fragilità italiana nel rapporto che ha instaurato con Renzi?

«Conta. Viviamo un momento difficile, io sono sempre stato ispirato da un sano patriottismo e la Patria è oggi minacciata da una crisi economica senza precedenti».

Dunque?

«Dunque, bisogna che, pur nel rispetto della diversità di ruoli e di cultura politica, ciascuno metta al primo posto l’interesse nazionale. Per vent’anni ci siamo lamentati del fatto che la politica fosse fatta prevalentemente di insulti e che mirasse alla distruzione dell’avversario. Tutti abbiamo sperato in un bipolarismo maturo nel quale, su alcuni temi di interesse generale come le regole istituzionali, si potessero trovare convergenze tra maggioranza e opposizione. Oggi questo parrebbe possibile».

Con Renzi, sull’Italicum siete allo stallo? È favorevole a una legge elettorale che contribuisca a creare un sistema bipartitico?

«Sarebbe una buona cosa. Ma la legge elettorale è fatta di tanti capitoli, che devono equilibrarsi fra loro. Ci stiamo lavorando sulla base del testo votato alla Camera tenendo conto che ogni correzione dev’essere concordata tra il Pd e noi. Non credo ci siano problemi insolubili ma spero che nessuno insista su delle forzature».

C’è chi spiega la sua indulgenza nei confronti del governo Renzi con la necessità di tutelare le sue aziende...

«Non capisco davvero cosa potrebbe fare il governo per tutelare le mie aziende. Anzi, no, una cosa potrebbe farla: far ripartire l’economia, così anche il mercato pubblicitario avrebbe una ripresa. Ma questo non riguarda Mediaset, riguarda l’Italia».

Realisticamente, crede che ci siano le condizioni perché la legislatura arrivi alla sua scadenza naturale?

«Non credo che una campagna elettorale sia quello di cui il Paese oggi ha bisogno, viste le difficoltà in cui ci troviamo».

Se fosse possibile, il candidato premier sarebbe lei?

«Tolga pure quel ‘se’. Sono certo che la Corte europea dei diritti dell’uomo cancellerà una condanna paradossale ed ingiusta».

Salvini dice che sarà lui a fare la rivoluzione liberale che a lei non è riuscita.

«Per fare una rivoluzione liberale bisognerebbe in primo luogo essere liberali. Noi per questo Paese abbiamo fatto tantissimo. Salvini, al netto della propaganda, deve ancora dimostrare di saper fare qualcosa».

Tornerà ad allearsi con Alfano?

«Mi domando quale futuro si prefigurino i componenti del Nuovo centrodestra. Se decideranno di far parte della sinistra saranno abbandonati dai loro elettori. Se resteranno al centro, soli e ininfluenti, nessuno troverà opportuno votarli. Mi sembra che debbano darsi una mossa».

È ancora ostile alle primarie? Se il Pd non le avesse adottate, Renzi non sarebbe emerso: per la sinistra sono state una salvezza...

«Il Pd è ricorso alle primarie perché non aveva una classe dirigente legittimata dal voto popolare. Lo stesso Renzi ha vinto le primarie ma non è mai stato eletto dai cittadini, se si escludono i centomila voti che ha preso per diventare sindaco di Firenze. Da noi la situazione è ben diversa. Il leader del centrodestra è stato legittimato dal voto degli italiani in moltissime occasioni. In vent’anni, più di duecento milioni di voti».

Non avverte l’esigenza di rinnovare il ceto politico del centrodestra?

«Certamente. Forza Italia è nata nel ’94 con protagonisti nuovi alla politica diversi dai professionisti della vecchia politica. Una squadra che si è rinnovata continuamente da vent’anni a questa parte. Ha idea di quanti parlamentari di Forza Italia sono rimasti dal 1994? Pochissimi. Dal 2001? Non più del 20%. Questo vuol dire che siamo aperti al continuo ingresso di nuovi protagonisti, di nuove energie. Nei prossimi mesi realizzeremo importanti iniziative sul territorio e terremo delle assemblee in tutti i comuni italiani, proprio a questo fine, per chiamare a noi nuovi missionari della libertà».

Il cambio di linea sulle coppie di fatto e lo ius soli ha stupito molti, come ci è arrivato?

«Nessun cambiamento di linea. Per noi la famiglia, così come è intesa oggi, era, è e sarà sempre il nucleo fondante della società, e uno dei nostri valori di riferimento. Ma, da liberali, saremmo incoerenti se negassimo il diritto di ognuno di fare scelte diverse, e se creassimo discriminazioni fra i cittadini in base ai loro orientamenti sessuali o agli stili di vita. Grandi Paesi come la Germania, guidati da partiti d’ispirazione cristiana, hanno dato una forma giuridica, che non è il matrimonio, alle unioni fra persone dello stesso sesso. Perché noi non dovremmo farlo?».

Quanto al diritto di cittadinanza per gli immigrati?

«Non ho mai detto che la cittadinanza italiana sia automatica per chiunque nasca nel nostro Paese. Questo sarebbe assurdo e pericoloso. Anzi ho aggiunto qualcosa in più al presupposto dei 18 anni previsto dalla legge: che i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri abbiano compiuto un intero ciclo di studi, che padroneggino la nostra lingua, che conoscano e rispettino le nostre regole di convivenza e di civiltà».

Secondo molti, a farle cambiare idea è stata Francesca Pascale...

«Dato che io non ho mai cambiato idea, la domanda è mal posta. Quello che è cambiato, semmai, è la sensibilità diffusa su questi temi».

Fitto dice che è la sua compagna a dare la linea al partito...

«Non credo che Raffaele si presti a dire certe stupidaggini. Nessuno tra i miei potrebbe mai immaginare una cosa del genere».

Lo stallo sull’elezione dei giudici costituzionali dimostra che i suoi gruppi parlamentari non la seguono...

«Io non ho proposto alcun candidato per la Corte. Ho chiesto ai capigruppo di Camera e Senato di individuare un candidato con una selezione da svolgersi tramite i gruppi parlamentari e i vertici regionali di Forza Italia. I gruppi, quindi, non dovevano seguirmi su alcunché».

Non teme la possibilità che Renzi trovi un’intesa con i Cinque stelle sul nome del prossimo Presidente della Repubblica?

«No, non lo temo. Sarà una scelta difficile. Sarà importante farla con l’apporto di tutti».

Presidente, se Forza Italia piange il Milan non ride. Cos’è successo da quando lei faceva il pieno di campioni in giro per l’Europa?

«È successo che sono arrivati gli arabi, i russi, gli indonesiani... Personaggi con possibilità economiche straordinarie che hanno sconvolto il mercato».

Qual è il campione che vorrebbe?

«Le confesso che vedere tutti questi stranieri giocare nelle squadre italiane mi lascia perplesso. Mi fa male vedere molte squadre italiane in campo con undici stranieri. Per il futuro del mio Milan vorrei una rosa di giovani tutti italiani. E magari... tutti campioni».

di Andrea Cangini