Giovedì 25 Aprile 2024

L'ombra degli Asinelli

di Andrea Cangini

TRA I POCHI cittadini emiliano-romagnoli che oggi si recheranno alle urne per convinzione e non per inerzia, pochissimi saprebbero dire quale sia l’idea forte del candidato presidente che si accingono a votare e molti aderirebbero convintamente a un eventuale referendum per abolire le regioni. La fiducia, verso la politica come verso le istituzioni rappresentative, s’è persa da tempo. Grazie al particolare grigiore dei candidati, scarseggia stavolta anche il minimo interesse. E dunque: quale sarà, da stanotte, la notizia? La vittoria di Stefano Bonaccini no, non farà notizia. È attesa, e il connubio tra un sistema di potere regionale invecchiato, ma stabile, e la cronica inconsistenza del centrodestra locale la renderà scontata. Farà invece notizia il fatto che Bonaccini verrà eletto presidente dell’Emilia Romagna con un’affluenza alle urne più bassa della storia di questa regione. Un record negativo. Ma la cosiddetta questione morale non sarà una spiegazione sufficiente. L’inchiesta giudiziaria che ha travolto il presidente uscente Vasco Errani come quella che ha scoperchiato il calderone degli allegri «rimborsi spese» ai consiglieri regionali non sono stati fulmini a ciel sereno.

È DA UN PEZZO che l’elettorato ex comunista ha smesso di credere alla «diversità» dei propri rappresentanti. No, il punto è che l’alta affluenza delle passate regionali era figlia di un alto e fiducioso interesse per la politica e di un forte radicamento del Pci-Pds-Ds-Pd sul territorio. Condizioni ormai fuori dal tempo. Entrambe. L’unica cosa che oggi può fare la differenza è l’energia dei leader, soprattutto se quella dei candidati appare modesta. Ed è questa la ragione per cui le odierne elezioni in Emilia Romagna potrebbero in un certo senso fare storia. Cioè annunciare localmente quel che accadrà a livello nazionale. Silvio Berlusconi non si è fatto vedere, Beppe Grillo si è concesso un’incursione bolognese sottotraccia, fuori tempo massimo e priva di senso politico: emerge così il profilo di due leader in fase calante, timorosi d’essere associati a una sconfitta.

A CALCARE la scena da protagonisti, in Emilia Romagna, sono stati solo i due Matteo. Il primo, Renzi, saluterà stanotte la vittoria del proprio candidato, ma i dati dell’affluenza e il calcolo dei voti assoluti che si riverseranno su Bonaccini rispetto a quelli incassati dal suo predecessore lo metteranno per la prima volta da quando è premier di fronte, se non a una sconfitta, a una vittoria dimezzata. Il secondo, Salvini, prenderà atto che la sconfitta del proprio candidato si accompagna a una straordinaria affermazione della Lega, che potrebbe persino prendere più voti di Forza Italia. Le urne emiliane, dunque, ridefiniranno il profilo politico dei due Matteo e l’ombra lunga della Torre degli Asinelli si proietterà fatalmente su tutt’Italia.

di Andrea Cangini