L'ombra lunga della palma

Andrea Cangini

ABBIAMO aspettato per due giorni e abbiamo aspettato invano. Mercoledì scorso, Carsten Spohr, amministratore delegato di Lufthansa, aveva detto che Andreas Lubitz, il copilota dell’Airbus precipitato martedì sulle Alpi francesi, era «atto al volo, al cento per cento». A conferma della tesi, un’autocertificazione: «I piloti di Luthansa sono i migliori al mondo». Si è poi scoperto che l’eccellente Lubitz era un disadattato. Lo sapevano tutti. Lo sapevano gli addestratori di Phoenix, lo sapevano le hostess-amanti di Lufthansa, lo sapeva l’ultima fidanzata, si presume lo sapessero i suoi genitori e fors’anche qualcuno tra i suoi colleghi piloti. Ma nessuno l’ha mai denunciato. Omertà? Indifferenza? Vai a sapere. Certo è che l’ombra lunga della palma siciliana è arrivata fino a Berlino e copre ora di vergogna l’intera Germania. Tutti sapevano, dunque. Tutti tranne Carsten Spohr. Fosse stato un giapponese, il numero uno di Lufthansa si sarebbe squarciato il ventre in difesa del proprio onore e di quello della propria compagnia. Trattandosi di un tedesco, ci aspettavamo le sue immediate dimissioni. Attesa vana, Spohr resta dov’è. C’è, dunque, qualcosa che non torna. I fatti mal si conciliano con la retorica: la retorica nazionale tedesca e quella dei suoi cantori, italiani e non solo.

DALL’INIZIO della crisi economica, ci viene infatti quotidianamente ricordato che grazie a Lutero i tedeschi sono campioni quanto a senso della responsabilità individuale, che la semplice evocazione della parola «debito» li manda in bestia, che essendo rigorosi con se stessi lo sono di conseguenza con gli altri. Bene, ci avevamo creduto. Abbiamo invece scoperto che gli inflessibili tedeschi hanno finanziato la riforma del lavoro targata Schroeder incrementando il debito pubblico in deroga ai vincoli del Trattato di Maastricht. Abbiamo scoperto che la Bundesbank aggira sistematicamente il divieto di acquisto di titoli di Stato sul mercato primario. Abbiamo scoperto che le banche tedesche possono prestare denaro alle imprese a tassi irrisori perché massicciamente aiutate dai governi.

Abbiamo scoperto che le banche regionali teutoniche sono persino più malmesse delle nostre popolari. Ma noi le nostre le stiamo riformando così come l’Europa desidera, mentre i tedeschi si guardano bene dal fare altrettanto con le loro. Poi il giovane Lubitz si barrica in cabina, riprogramma il computer di bordo, e per otto minuti filati si abbandona voluttuosamente alla propria volontà di potenza. E noi italiani, frustrati e periferici come siamo, grazie alla follia di un copilota ventisettenne, all’ignavia dei suoi conoscenti e alla pervicacia di Spohr, possiamo per un po’ sentirci migliori di quel che credevamo d’essere. Il male è comune, il gaudio relativo.