Martedì 16 Aprile 2024

La vittoria mutilata

di Andrea Cangini

MATTEO RENZI canta vittoria, il suo Pd si è confermato alla guida della regione Emilia Romagna e ha strappato al centrodestra la Calabria: e allora, che avete da mugugnare, meglio di così... «Una vittoria netta», esulta pertanto il premier. Ma il premier è anche segretario del partito e la vittoria è una vittoria mutilata.  Fu così che nel 1918 Gabriele D’Annunzio definì l’epilogo della Prima guerra mondiale. Formalmente, l’Italia aveva vinto. Ma aveva vinto sfruttando forze altrui per poi dover rinunciare a porzioni di territorio nazionale dal forte valore simbolico. La città di Fiume, ad esempio, e la Dalmazia.  Quella vittoria si rivelò dunque il presupposto dell’avvento fascista e l’anticamera della disastrosa sconfitta del ’45.  In Calabria, Renzi ha vinto con un candidato del Pd antirenziano, Mario Oliverio; un bersaniano orgoglioso delle proprie radici, che a differenza persino di Bersani si dichiara tutt’ora «comunista convinto». In Emilia Romagna ha vinto con un bersaniano convertito al Verbo renziano, Stefano Bonaccini.

MA, SE METTIAMO da parte le ingannevoli percentuali elettorali, a contare i voti assoluti ci accorgiamo che rispetto alle regionali di quattro anni fa la coalizione che sostiene il candidato del centrosinistra ha letteralmente dimezzato i propri consensi in regione e il Pd ne ha persi per strada quasi il 40%. L’ultimo Bersani ebbe un milione e mezzo di voti, l’ultimo Errani sfiorò il milione e 200mila: Bonaccini è stato votato da appena 600mila elettori. Al netto di un astensionismo clamoroso e senza precedenti, ha ottenuto meno della metà del 37,7% dei voti effettivamente espressi. Significa che governerà la ragione col consenso effettivo di un emiliano su cinque. Le «terre irredente» perse dall’Italia a seguito della «vittoria mutilata» nel caso di Matteo Renzi si chiamano popolo e corpi intermedi.

TROPPO facile spiegare l’astensionismo con l’eco degli scandali regionali. Hanno contato, naturalmente, ma non sono stati l’unico motivo che ha indotto la metà degli elettori democratici a stare a casa o a votare per altri. Ci sono anche altre spiegazioni. Ad esempio: i candidati ‘renziani’ non hanno lo stesso appeal di Renzi, Renzi non ha più l’appeal che aveva fino a poco tempo fa, l’apparato del Pd fa acqua da tutte le parti, l’associazionismo e i sindacati qualcosa ancora contano e ormai nel premier vedono un nemico. Non sottovaluti, Matteo Renzi, quanto di mutilato caratterizza la sua vittoria. Gli emiliani e i romagnoli sono gente concreta, hanno voluto lanciargli un messaggio: farne tesoro oggi potrebbe servire a scongiurare problemi più seri domani...

di Andrea Cangini