Reggio Emilia, 20 luglio 2014 - É una buona notizia. Una pillola d’ottimismo. I giovani tornano alla campagna. Alcuni — è il caso di Simone Beltrami — con idee imprenditoriali nuove.
Tanti altri, più modestamente, per un lavoro stagionale. Studenti, per lo più. Avrebbero la possibilità di godere di un lungo periodo di vacanza. E invece bussano alle aziende agricole e si candidano per la prossima vendemmia, come s’usava una volta. È una scelta di grande valore.
Per due motivi. In primo luogo, perché l’agricoltura, per quanto avanzi la meccanizzazione, è ancora sacrificio e fatica, scottarsi o infradiciarsi in base ai capricci del tempo. Un paradigma della vita. Secondo, perché in campagna non conta di chi sei figlio, o cosa stai studiando: ricominci da zero.
In un ambiente eterogeneo, così diverso da quello scolastico, conta una sola cosa: l’impegno. Bisogna essere volenterosi ed eclettici. Altrimenti si viene rispediti subito a casa. Per questo la riscoperta della campagna fa ben sperare. Per tutto ciò che sottende. Ed è bello che tra molti progetti di studio all’estero, corsi e master, vi sia spazio — nei programmi dei giovani — anche per questa che, più di altre, è scuola di vita.