Identità perduta, troppi stranieri nel calcio italico

Bologna, 5 settembre 2015 - Ho notato sulla carta stampata e in televisione molte polemiche sui calciatori stranieri in Italia. Si respira aria di razzismo anche in Italia? Ormai il mercato del calcio, come quello di tutte le normali aziende, ha abbattuto le barriere. Non scandalizziamoci quindi se ormai ogni squadra di club dispone di un nucleo di stranieri. Portano fantasia al gruppo.  Giovanni Ferreri, Rimini

Risponde il vicedirettore de Il Resto del Carlino, Beppe Boni

Come spesso accade sono i grandi numeri che creano perplessità. Il calcio è per fortuna un mondo aperto che non ha barriere nè di razza nè di colore. Però in Italia da dieci anni a questa parte la presenza dei calciatori stranieri aumenta progressivamente. Oggi in serie A sono circa il 60 per cento del totale con squadre come Fiorentina e Inter che schierano fino a 10 professionisti su 11. Tutto legale, tutto regolare. Però a noi che amiamo il Made in Italy, il senso di appartenenza e l’identità piacerebbe vedere proporzioni più equilibrate con club che motivano maggiormente i loro giovani e i vivai di casa. Il cuore del tifo si scalderebbe di più. Arrigo Sacchi, il mister del Milan - miracolo e del calcio totale, sostiene che l’invasione, e non la semplice presenza, di atleti stranieri porta al disastro. Parafrasando un celebre spot verrebbe da dire: il signore sì che se ne intende.

beppe.boni@ilcarlino.net