IL REPORTAGE Lampedusa, a rischio i nidi delle tartarughe caretta caretta

L'associazione Hydrosphera lancia l'allarme per l'isoletta di Linosa

Una tartaruga caretta caretta (foto di repertorio)

Una tartaruga caretta caretta (foto di repertorio)

Milano, 27 luglio 2014 - Inferno per i migranti, paradiso per i turisti. Nel limbo, ci sono le popolazioni di Lampedusa e soprattutto di Linosa, piccola isola a sud della maggiore, costrette a pesanti trasferte per mandare i figli a scuola e a tenere in piedi le meraviglie delle Pelagie per non andare a fondo, economicamente, insieme alle navi della disperazione. Ma anche la difesa dei paradisi naturali in Italia è vittima della burocrazia e di interessi vari. Accade così che a Linosa, nella splendida spiaggia dorata accanto alla banchina degli aliscafi, lo scorso anno ci fossero diversi, preziosi nidi della tartaruga caretta caretta, specie da tutelare. E tantissimi visitatori nel Centro di recupero Tartarughe Marine, con bambini e adulti entusiasti di ammirare e accarezzare gli esemplari curati nella vasche e in attesa di tornare in mare. Ma quest’anno, ormai a fine luglio, le porte del Centro sono inesorabilmente sbarrate. Cos’è successo? Lo spiega Stefano Nannarelli, laureato in scienze naturali, che ha fondato il centro vent’anni fa e lo ha gestito fino al 3 aprile di quest’anno: "Purtroppo in base a una legge della regione Sicilia del 5 dicembre 2001, le autorizzazioni per il centro le ha il Cts (Centro turistico studentesco e giovanile, ndr) in quanto associazione riconosciuta dal ministero dell’Ambiente. Noi purtroppo come associazione Hydrosphera all’epoca non avevamo i requisiti necessari, nonostante io sia uno degli autori delle linee guida del Ministero sul programma di recupero delle tartarughe marine". La solita burocrazia insomma, che non impedisce al Cts, secondo Hydrosphera, di "disinteressarsi del centro", né a loro di organizzare magnifici campi di ecovolontariato che permettevano ad appassionati del mare di prendere parte al progetto.

La popolazione di Linosa, che lavora alacremente per mantenere la sua piccola isola come un gioiello naturale, ama i ragazzi dell’associazione. E quando lo scorso maggio un incendio doloso distrusse la struttura, la comunità li ha aiutati a ricostruirlo. Tutto a spese di Hydrosphera, anche se poi alla trasmissione 'Linea Blu' il Cts sostiene di aver ricostruito lui il centro. Questa primavera Nannarelli e la sua associazione chiedono almeno la co-gestione dopo aver investito soldi ed energie nel progetto per anni.

A febbraio, quando comincia a essere già molto tardi per organizzare tutto, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini convoca Hydrosphera e Cts per cercare un accordo che non viene trovato. "Abbiamo perso il lavoro di vent’anni - dice laconico Nannarelli - per giunta le tartarughe potrebbero aver deposto le uova e nessuno lo sa, arriva un turista e incosapevolmente pianta l’ombrellone in un nido distruggendo tutto...". La popolazione di Linosa ha firmato una petizione quasi all’unanimità (trecento su quattrocento abitanti) per chiedere che Hydrosphera possa tornare a far vivere il centro. Il combattivo capogruppo dell’opposizione presso il Comune di Lampedusa e Linosa, Gerardo Errera, continua a proporre interrogazioni e a scrivere "per denunciare l’intollerabile condizione del Centro Recupero Tartarughe Marine di Linosa, che senza alcun motivo plausibile e del tutto ingiustificatamente, in una fase molto avanzata della stagione, risulta ancora completamente vuoto, fatiscente e inattivo, con grave nocumento per le azioni di conservazione di Caretta caretta, una specie protetta da numerose leggi nazionali ed internazionali”, ma invano. Dal Cts però rassicurano: "Il centro sta riaprendo - dice Stefano Di Marco, vicepresidente - abbiamo tardato perché si è cercato di fare un accordo con i ragazzi di Hydrosphera, che godono, tengo a dirlo di tutta la mia stima e che ringrazio per il lavoro svolto. Ma loro non hanno ritenuto di firmare l'intesa e noi ci siamo organizzati diversamente. D'altronde le risorse scarseggiano per tutti. Un biologo e il nostro staff sono già giù, e stanno monitorando la situazione. Le tartarughe? Non sappiamo se hanno nidificato, ma ci sono tante spiagge... i tartarughini usciranno comunque".

Ma intanto a Lampedusa non si terrà nemmeno il festival musicale 'O’Scià', voluto da Claudio Baglioni, che per anni ha richiamato sull’isola fan e turisti da tutta Italia. E mentre l’operazione Mare Nostrum e le polemiche fanno delle Pelagie le isole dei mancati approdi e della disperazione dei migranti, la popolazione che tanto si prodiga per aiutare la protezione civile negli sbarchi dei profughi rischia di perdere anche la sua splendida fauna marina e il turismo su cui si fonda l’intera economia locale.