Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo tsunami nazionalista

FORSE Hofer non sarà presidente. O forse sì. Lo sapremo oggi. Una sua sconfitta comunque non coprirebbe la realtà. E la realtà è questa: l’Austria è spaccata in due. Da una parte il suo partito, liberale solo di nome, di fatto nazionalsocialista come quello dell’illustre connazionale Adolf Hitler. Dall’altra tutti gli altri che hanno fatto quadrato attorno al candidato verde Van der Bellen. Ma quel che è avvenuto in Austria rappresenta molto di più di un fenomeno locale: populista, demagogico, razzista come si usa dire. È la ribellione di almeno metà della popolazione. È un rigetto del multiculturalismo, una dichiarazione di sfiducia nei contronti dei partiti moderati. Ed è comune all’intera Europa, anzi all’intero Occidente perché dall’altra parte dell’Atlantico accade la stessa cosa.

NEGLI STATES Trump e Sanders sono la reazione agli establishment, alla political correctness obamiana, al riscatto etnico trasformato in privilegio, al transgenderismo dei costumi. Sono la sconfessione della presunzione multiculturale nella società più multietnica del mondo. Interpretano la rivolta del voto bianco. E non a caso la totalità del voto nero e gran parte di quello ispanico stanno con Hillary Clinton.

In Europa gli Hofer sono venuti prima. Nessuno è ancora riuscito a diventare capo dello Stato. Ma nel 2017 si voterà in Francia e Germania. Anche contro Marine Le Pen si formerà un fronte popolare su modello austriaco. Basterà? E alla disastrosa Angela Merkel, che della crisi greca ha fatto una catastrofe continentale, chi succederà? Alternative fuer Deutschland, altro partito neonazista, nelle elezioni regionali ha superato il 20 per cento.

QUANTO ALL’ITALIA, come si sa, già ora alla Lega viene attribuita la maggioranza nel centrodestra. L’Ue è investita da venti nazionalisti. Venti non necessariamente socialisti come quelli di Hitler e Mussolini, ma altrettanto devastanti. Sono alimentati da risentimenti. Dalla rabbia per l’incapacità dei governi a controllare, contenere l’invasione dei clandestini. Dalla percezione di irresponsabilità nel relativismo umanitario del Papa. E infine dalla paura: quanti sono i terroristi infiltrati?

D’accordo Hofer non è (ancora) presidente. Ma da Vienna proviene un messaggio analogo a quello che fa volare Trump in America: un messaggio di chiusura e di difesa. La civiltà giudaico cristiana, le tradizioni, la nostra way of life rischiano di essere sommerse da comunità refrattarie all’integrazione.

In cambio di cosa? Già, questo è il punto. Dove ci porteranno i neonazionalismi in un momento in cui la disintegrazione comunitaria sarebbe più di una disfatta economica?

Non dimentichiamolo: di fronte abbiamo coloro che ci hanno dichiarato la guerra santa e contro cui l’unione è un dovere. Ecco perché il prossimo referendum in Gran Bretagna è vitale. Chi ascolteranno gli inglesi? Il Farage dell’Independence Party o il premier Cameron?

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