{{IMG_SX}}Caldarola, 4 aprile 2007- Un cubista si aggira per le Marche del Cinquecento: quel cubista è Simone De Magistris. Attenzione, non un pittore minore, ma minore è lo spazio in cui si è mosso: stretto com’era nelle Marche. Un territorio troppo angusto per la sua grandezza. Avesse frequentato le inebrianti corti toscane o i dissimulanti giardini vaticani sarebbe stato un grande almeno quanto Lorenzo Lotto, padre putativo, o El Greco, inconsapevole suo epigono. Per scoprire tutto il genio di questo spericolato manierista, pittore astrattista, antisentimentale e antinaturalista, decostruttore di forme anche se appartenute a madonne e santi, si apre oggi una mostra a Caldarola, paese nell’appennino maceratese dove l’artista è nato e che per l’occasione ha messo a disposizione il servizio di famiglia riaprendo il castello Pallotta, buen retiro del cardinal Evangelista che già all’epoca possedeva una collezione di almeno 400 pezzi, compreso un Guercino proveniente da Ferrara, città dove Pallotta era Legato Pontificio.


E ieri da Ferrara (via Milano) è arrivato Vittorio Sgarbi per presentare questa mostra che ha curato insieme a Stefano Papetti e che "Rende giustizia a un artista formidabile ma poco conosciuto. Mai esploso perchè lontano dalle corti romane".
'Simone De Magistris: un pittore visionario tra Lotto e El Greco', questo il titolo della mostra, è un viaggio nel manierismo, attraverso 80 opere raccolte da vari musei nel palazzo del cardinal Evangelista Pallotta, collaboratore di Papa Sisto V e principale committente di De Magistris, ritenuto il più importante interprete sul territorio dell’arte sacra riletta alla luce del Concilio di Trento e della Controriforma. Da Lorenzo Lotto, suo maestro a Loreto e pittore "del cuore, di una dimensione partecipativa antesignana di Giacomo Leopardi — secondo Sgarbi — De Magistris si distacca per abbracciare un segno nuovo, deformato. Un tratto che richiama potentemente lo spagnolo El Greco (non sappiamo se i due si siano mai conosciuti, ndr), nel suo scomporre e allungare a dismisura volti, gambe, ombre. Il dato reale diventa evento soprannaturale, come in un sogno o in un incubo".



Sono una ventina le opere di De Magistris (madonne, santi, e una straordinaria Ultima cena) esposte nelle sale del palazzo restaurato dopo il terremoto del 1997, a confronto con tre dipinti di Lotto e sei opere di El Greco provenienti da musei italiani, ma anche con un’Adorazione dei Magi di Tintoretto, e tele di Federico Barocci, Andrea Lilli, Pellegrino Tibaldi, Federico Zuccari, Cavalier D’Arpino. I visitatori avranno anche la possibilità di partecipare a un 'quiz' su un’attribuzione controversa: la Madonna della Cintola di Narni. Secondo Sgarbi è del 'nostro' e anzi, a quest’opera si deve il rilancio di De Magistris. Per Giordana Benazzi, tra l’altro vecchia amica dell’impetuoso Vittorio, l’avrebbe dipinta tale Michelangelo Braidi. Il critico ha lasciato l’ultima parola ai visitatori: "Per la prima volta al mondo — ha detto — potranno vedere la mostra e decidere se quello stro... di Sgarbi ha ragione".

 


La mostra resterà aperta fino al 30 settembre e suggerisce anche altre località del maceratese dove De Magistris ha lasciato alcuni capolavori, a partire dagli affreschi del Santuario di Macereto. E’ promossa dal Comune di Caldarola con la collaborazione della Soprintendenza delle Marche, la Regione e la Provincia di Macerata. "Questa iniziativa — hanno detto gli assessori regionali alla Cultura Luigi Minardi e al Turismo Luciano Agostini presenti alla presentazione — sarà anche l’occasione per far conoscere un paesaggio dal profilo fiabesco". Il catalogo è curato da Sgarbi per Marsilio. Info: www.simonedemagistris.it.