L’alleato inaspettato

Macerata, 25 gennaio 2015 - Per cinque anni è stato la spina nel fianco più insidiosa, oggi si sta rivelando l’alleato più prezioso. Il Pd maceratese – a torto o a ragione, ognuno si sarà fatto un’idea – ha sempre mal sopportato il «suo» sindaco, Romano Carancini. Oggi che lo ha costretto a sottoporsi alle primarie per guadagnarsi una riconferma che in genere è scontata, il Partito democratico (o meglio, la sua maggioranza) sembra essersi avvitato in un’ingarbugliata discussione interna di cui il sindaco uscente non può che rallegrarsi. Gli stessi alleati, nei giorni scorsi, hanno rimproverato il Pd per lo stallo delle ultime settimane. Per sei mesi il partito è rimasto fermo in attesa della candidatura di Pietro Marcolini.

Una volta tramontata questa, ha ripiegato su una rosa dalla quale, con ogni probabilità, uscirà il nome di Bruno Mandrelli. A quanto pare, è il nome che mette più d’accordo, o forse quello che scontenta meno. Le varie anime del Pd si sono divise sui nomi, sulla scia di quanto avvenuto a livello regionale. Nel frattempo però si è arrivati a fine gennaio (le primarie, secondo il cronoprogramma originario, si sarebbero dovute tenere oggi) e tra poco più di un mese gli elettori del centrosinistra saranno chiamati alle urne. Non è difficile intuire che, in queste settimane, Carancini avrà fatto (legittimamente) fruttare la sua posizione al governo della città. La sua campagna elettorale per le primarie, peraltro, potrebbe rivelarsi più semplice di quella dei suoi avversari: potrà rivendicare le cose fatte, mentre i suoi detrattori non potranno spingersi troppo in là con le critiche, a meno di non delegittimare anche loro stessi (il Pd, fino a prova contraria, è il partito di maggioranza) e di non voler fornire ghiotti assist al centrodestra.