Blitz nel canile: carcasse abbandonate, sporcizia e degrado

Montelupone, tre donne denunciate per maltrattamenti. Sequestrati oltre 60 animali all’«Isola del nonno»

Nella struttura c’erano diversi animali (foto d’archivio)

Nella struttura c’erano diversi animali (foto d’archivio)

Montelupone (Macerata), 17 aprile 2015 – Carcasse di animali morti, deiezioni di topi, cani denutriti e malati. E’ quello che è stato trovato mercoledì mattina nella sede dell’associazione «Isola del nonno» di Montelupone. Alla fine una sessantina di animali, tra cani, gatti e persino una tortora, sono finiti sotto sequestro, mentre le due proprietarie e una terza donna sono state denunciate per i maltrattamenti. E ora per loro è urgente trovare una sistemazione più rispettosa. Il controllo è partito dopo la segnalazione di una troupe di Striscia la notizia che, con l’inviato Edoardo Stoppa, hanno fatto un servizio sulla struttura (servizio che andrà in onda la settimana prossima). A Montelupone sono arrivati i carabinieri del Nas, i carabinieri della stazione con il luogotenente Luigi Giannella, i veterinari dell’Asur, tra i quali Giovanni Cervigni e Claudio Mattozzi. Le proprietarie, quando li hanno visti, hanno sciolto alcuni cani, sperando di evitare la verifica. Invece il controllo è andato avanti lo stesso. Carabinieri e veterinari al loro ingresso hanno visto subito una carcassa presumibilmente di ovino, in avanzato stato di decomposizione. In tutto c’erano 43 cani, 12 gatti, tre capre, cinque piccioni, un’anatra, due galline e una tortora. Al piano terra, in precarie condizioni igieniche, c’erano 29 cani. Nei box esterni altri cani, lasciati senza cibo né acqua, colpiti dall’alopecia e tutti in uno stato tutt’altro che ottimale. In giro si vedevano topi, e anche i loro escrementi. Neppure le capre erano in ottima salute: una ad esempio aveva un padiglione auricolare rotto. Tre gatti erano in una gabbia, al piano superiore dell’edificio, insieme con un’anatra. C’era anche una tortora dal collare incatenata: trattandosi di una specie protetta, una volta curata verrà rimessa in libertà. In un’altra gabbia c’era un piccione morto, in stato di decomposizione. La stessa struttura era stata oggetto di un altro controllo nel 2013, anche in quel caso erano stati sequestrati degli animali che erano stati portati in un canile, a spese del Comune. Ora però l’amministrazione ha già detto di non poter sostenere questi costi: è stato calcolato che si tratta di 60mila euro di spesa l’anno, troppi anche dopo i tagli agli enti locali. Se le indagate verranno condannate, si potrebbe richiedere loro il rimborso di questa spesa, ma si tratta di una strada lunga e dall’esito incerto. Dunque, che fare? Mercoledì sera se ne è parlato in un’assemblea pubblica, e ieri il sindaco Rolando Pecora ha incontrato il procuratore Giovanni Giorgio, che ieri ha rivolto un appello alle organizzazioni di volontariato: mentre gli accertamenti vanno avanti sull’associazione, che percepiva anche un contributo regionale per gli animali detenuti (che a quanto pare sarebbero tutti microchippati), bisogna trovare un posto adatto ad accogliere cani, gatti e pecore.