Soldi girati a un’altra società, Civita Park scatola vuota

Gli affitti dei negozi vanno nelle casse di una 'snc'

Civitanova, il centro commerciale Cuore Adriatico

Civitanova, il centro commerciale Cuore Adriatico

Macerata, 8 febbraio 2015 - La società Civita Park non risulta avere immobili, né soldi in banca, né entrate di alcun genere. Per questo, per cercare di ottenere il pagamento della sua parcella, l’architetto di Corridonia Franco Domizi ha presentato un’istanza di fallimento al tribunale, e venerdì i giudici hanno dichiarato il crac societario. La storia inizia con l’avvio dei lavori per il centro commerciale Cuore Adriatico. Come responsabile dei lavori e dei rapporti con il leasing, la società nomina l’architetto Domizi. Finiti i lavori, il professionista presenta una parcella da 110mila euro, che però nessuno paga. Assistito dall’avvocato Gerardo Pizzirusso, Domizi ottiene un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo dal tribunale, ma non riesce a recuperare nulla: la società non risulta proprietaria di immobili, nei conti correnti non c’è nulla.

In pratica, una scuola vuota. Allora il legale tenta la strada della transazione, concordando un pagamento rateale. Ma anche questo accordo non viene rispettato dalla Civita Park. Allora l’architetto si è presentato in tribunale con una istanza di fallimento, alla quale si sono aggiunti poi altri creditori – fornitori vari che non sono stati pagati – e alla luce delle loro richieste, venerdì il collegio composto dal presidente Alessandro Iacoboni con i giudici Luigi Reale e Gabriele Erasmo ha dichiarato il fallimento della società. Come curatore è stato nominato il commercialista Fabio Mazzante, e i sigilli sono stati apposti a una struttura usata come uffici per il cantiere. Ma che fine hanno fatto i soldi della società? La Civita Park ha effettuato alcune operazioni ritenute depauperanti. È stata costituita una nuova società, la Cuore Adriatico snc, che per 500mila euro ha preso il ramo d’azienda con tutti i contratti d’affitto dei negozi del centro commerciale: in pratica l’asset è stato ceduto a un’altra società con cui Domizi e gli altri creditori non avevano mai avuto rapporti. Poi la Cuore Adriatico ha a sua volta concluso la cessione dello stesso ramo d’azienda a una ulteriore società abruzzese, la Guscio Lab, che in teoria come oggetto sociale ha la produzione e commercializzazione di cover e accessori per tablet e smartphone.

A questo punto, il fallimento dovrebbe consentire le azioni revocatorie, per far sì che i contratti di cessione delle attività della Civita Park tornino alla società stessa, così da avere di che pagare i creditori. Il sindaco Tommaso Corvatta, però, rassicura. «Per quanto concerne il Comune e il palas – scrive in una nota –, dalla pronuncia riguardante la Civita Park non deriva alcun effetto pratico che possa coinvolgere l’ente o la struttura sportiva. Va ricordato infatti che la società che ha realizzato l’impianto è la Palace Srl, partecipata solo al 10% dalla Civita Park, e quest’ultima ha completato l’opera, già entrata nel patrimonio del Comune per effetto del suo collaudo. Analogo discorso vale per la gestione della struttura. Si tratta dunque di due realtà societarie distinte e separate. Rimane il dispiacere e la preoccupazione per il destino della società che ha dato vita a un importante investimento commerciale».