Le bombe atomiche in famiglia

Macerata, 20 aprile 2017 - Migliaia di persone vivono in Italia questo incubo. Un incubo che nel quotidiano proviamo a censurare, finché non ci sbatte addosso. O fino a quando non ci scappa il morto. Ieri, a Treia, il morto lo abbiamo davvero sfiorato. Fa parte della vita prendersi cura dei propri cari, ma a volte è difficile, se non impossibile. Fa parte della vita, ma si può anche rischiare la vita. E lo Stato è oggettivamente assente, se la cava con i Tso (trattamenti sanitari obbligatori). Salvo poi spendere una barca di soldi per metterci delle pezze.

Vale la pena raccontare una storia. Un paio d’anni fa un uomo, evidentemente alterato, mise in scacco a Bologna un intero quartiere: prese prima i genitori come ostaggi e minacciò poi di far esplodere la casa, lanciando legna dalla finestra. Era armatissimo di coltelli. Lo hanno fermato i Nocs, arrivati in elicottero da Roma. Quindici giorni di Tso e poi quel signore è ritornato lì, nel suo appartamento, insieme ai genitori e speriamo che non lo faccia più. Speriamo, appunto. Come si può rimediare? Domanda da cento milioni, anche perchè non c’è una risposta a tutte le domande. Di sicuro ora si fa poco. E male.