Macerata, 17 luglio 2010 - Ogni carico di rifiuti trattato valeva circa 9mila euro, senza contare poi le tangenti in denaro e i piccoli favori, come una macchina riparata o un nuovo impianto a metano. Tutto a carico della società Eco Service di Corridonia, in provincia di Macerata. Hanno agito indisturbati per anni, facendo viaggiare oltre 100mila tonnellate di rifiuti pericolosi dal sud fino al nord Italia, per essere poi ripuliti (per finta) presso la Eco Service e rimandati in discariche compiacenti.

 

Questo grazie anche alle soffiate di un agente di polizia giudiziaria in servizio presso la procura di Macerata, e alla distrazione di quasi tutti gli enti preposti ai controlli, eccetto i carabinieri del Noe di Ancona. Ora l’inchiesta ‘Ragnatela’, che ha portato all’arresto di nove persone (altre 21 sono indagate a piede libero), al sequestro dell’Eco Service e di 30 automezzi, e al recupero di 90 mila euro di ecotassa evasa, su un giro d’affari illegale stimato in 15 milioni di euro, passa per competenza dalla procura di Napoli a quella di Macerata.

 

Gli atti dell'inchiesta, circa 140 pagine di ordinanza del gip collegiale partenopeo e 3.000 pagine di informativa dei carabinieri del Nucleo per la tutela dell’Ambiente, sono già stati depositati presso gli uffici giudiziari maceratesi, che da lunedì condurranno le indagini. Tutto è partito due anni fa da un segnalazione del Noe della Campania sui camion in viaggio dalla discarica di Casoria verso le Marche.

 

Si è scoperto così che su ogni automezzo, che in media trasportava 23 tonnellate di rifiuti pericolosi, dai fanghi industriali agli scarti delle raffinerie di Gela, la Eco Service e i suoi complici (laboratori di analisi, singoli professionisti, titolari di discariche ecc.) lucravano 9 mila euro di guadagno netto. Rendere inerti i rifiuti tossici costa in media 12 mila euro, mentre per 23 tonnellate di scarti normali la spesa si riduce a 3 mila euro.

 

Secondo l’accusa, la ‘cricca’ produceva documentazione falsa per attestare il trattamento più costoso, in realtà mai eseguito. Le miscele di scarti finivano tali e quali nelle discariche di destinazione: la ‘Senesi’ di Morrovalle di Macerata, la Bleu di Canosa di Puglia, la Vergine srl di Taranto, la Wev di Dresda in Germania, e altre cinque impianti su cui gli accertamenti sono ancora in corso.

 

Nel frattempo i principali indagati si difendono, e si dicono certi di poter "chiarire tutto" con i magistrati. Gli avvocati Claudio Marcolini e Giancarlo Giulianelli, difensori di Pietro Palmieri e del figlio Giordano (Eco Service), e di Gianfranco Bernabei e del nipote Adriano, responsabile commerciale e tecnico della stessa srl, puntano sulla credibilità della società, mai messa in discussione prima d’ora.

 

"La Eco Service - sostiene Giulianelli - a suo tempo è stata riconosciuta come azienda modello da una commissione parlamentare di indagine. I rifiuti che trattava sono finiti anche in Germania, senza mai essere contestati". L’avvocato Giovanni Bora, che tutela l’ufficiale di Pg Marcello Cioppettini, per il quale si appresta a chiedere la revoca della misura cautelare, afferma che il suo assistito "è sempre stato in prima linea nel combattere il traffico illecito di rifiuti".

 

"Quelli che nell’inchiesta figurano come suoi associati - argomenta - erano solo suoi informatori". E comunque, "proprio per favorire le indagini, Cioppettini ha rassegnato le proprie dimissioni" dall’incarico (peraltro già sospeso, con l’agente rinchiuso in carcere).