Macerata, 10 settembre 2011 - L’ex campione di motocross Luca Biondi è tornato in pista, a quasi un anno dall’infortunio, grazie al quad e all’aiuto del Garpez Team, la prima squadra corse italiana di disabili in quad. Come noto, il trentaduenne pilota settempedano (residente ad Alba Adriatica con la moglie e un figlio) è costretto – dal 3 ottobre 2010 – a muoversi purtroppo su una sedia a rotelle a causa di una lesione alla colonna vertebrale che gli ha fatto perdere l’uso degli arti inferiori. A cambiargli la vita è stato un incidente alla prima curva della gara di Castiglione del Lago, quando altri concorrenti lo hanno investito dopo una caduta. Ma non sono passati neppure 12 mesi e Luca è riuscito a ottenere una grande soddisfazione. Merito del lavoro sul proprio fisico, di una straordinaria forza mentale e, soprattutto, della tenacia dimostrata in questi mesi.
 

Della serie: crederci sempre, mollare mai?

«Mi dicono che, vista l’entità dell’infortunio, un recupero non ci può essere — risponde Luca — ma io aggiungo: per adesso! Perché la speranza nessuno può togliermela…».
Com’è nata l’idea del quad?
«E’ un’idea per tornare in pista, magari solo per divertimento. Vedremo… Stamattina (ieri; ndr) sono stato a Fermo, dove per due giorni c’è tutto il circus del cross internazionale, proprio per parlare con alcuni amici della possibilità di prendere la patente per il quad e per inquadrare un po’ meglio la situazione».
Perché una patente?
«Il quad Ktm è omologato per andare anche su strada e pertanto occorre avere una regolare e apposita patente di guida»
Ma, al di là degli aspetti tecnici, la prima sensazione qual è stata?
«L’impatto con la novità è stato positivo, sicuramente stimolante. Occorre però avere una buona preparazione. Da qualche tempo gioco a basket e in queste settimane mi sono aggregato alla formazione del Giulianova che milita nel campionato di A1. Gli allenamenti sono molto duri e gli atleti, tutti professionisti (qualcuno pure straniero), giocano davvero ad alti livelli. Mi piace stare con loro, è un’avventura nuova che può aiutarmi anche per un ritorno in pista con il quad».

Ecco, il quad. Luca aveva letto sui giornali di Efrem Morelli, pilota del Garpez Team, e vedendo le sue imprese all’Italian Baja, aveva intuito che anche in carrozzina ci si può sentire ancora vivi e capaci di rimettersi in gioco. Così ha provato il suo quad, un Ktm 525 XC con cambio elettronico a manubrio, per capire, per assaporare di nuovo quelle sensazioni agonistiche che sembravano ormai relegate a un’altra vita. Il team si è mosso in fretta: Efrem e Andrea De Beni, team manager del Garpez Team, hanno confezionato una giornata unica nel crossodromo “Monte Coralli” di Faenza, dove lo scorso anno Luca è stato al centro dell’iniziativa “Uniti per la vita”.
E’ nato lì il pensiero di rientrare nell’offroad?
«Ci ho sempre creduto e ci credo ancora. Ringrazio tutti coloro che mi stanno vicino e mi sostengono, come è stato il caso di ‘Riders4Riders’, promotori di ‘Uniti per la vita’: una gara di solidarietà in favore di piloti di motocross rimasti vittime di gravi infortuni sportivi. Lo scorso novembre hanno pensato a me e a un altro ragazzo. Quest’anno l’iniziativa, davvero lodevole, si rinnoverà per altri casi, ma andrò anch’io».

Dunque, Faenza. Lì il presidente del locale Motoclub ha riservato alla prova di Luca in quad la pista per un’intera mattina. E il maceratese Nicola Montalbini, alfiere del quadcross nazionale, campione italiano in carica, non è voluto mancare a questa prima esperienza del suo amico su una “quattro ruote” da cross.
E’ vero che le sono bastati un paio di giri nel piazzale del “Monte Coralli” per capire come salire, come distribuire il peso in curva, come indirizzare le spalle e il busto e come posizionarsi sulla sella?
«E’ una questione di equilibrio, bisogna adattarsi al mezzo e lavorare molto con spalle e braccia. Il cambio delle marce avviene tramite bottoni posti sul manubrio, mentre piedi, gambe e bacino vengono ancorati al quad con delle corde. L’impatto non è semplice, ma una volta presa confidenza con il mezzo si riesce ad affrontare la pista con sicurezza. Per essere la prima volta, comunque, è andata bene…».
In pista, infatti, curva dopo curva, il feeling con il mezzo è diventato sempre più stretto e il sorriso è tornato sul viso di Luca, tanto che a fine giornata ha confidato agli amici: «Oggi è stato uno dei giorni più belli della mia vita».