Macerata, 17 gennaio 2012 - I carabinieri tornano a investigare sul deposito di armi scoperto a Fiungo di Camerino 39 anni fa. A far riaprire le indagini, un possibile collegamento con la strage di Brescia del 1974. Il 10 novembre del 1972 il capitano dei carabinieri Giancarlo D’Ovidio, comandante all’epoca dell’Arma camerte, trova, su segnalazione di un collega di Roma, un arsenale sul tetto di un cascinale lungo la Valdichienti: ci sono 25 bombe a mano, una mitragliatrice, un mitra, un moschetto, 6.500 cartucce, due timer elettrici, venti molotov, una damigiana di acido solforico, migliaia di fionde e biglie e 25 chili di pentrite, un potente esplosivo. Poi ci sono dei documenti in codice, decifrati utilizzando il libro «Rivoluzione nella rivoluzione» dello scrittore filocastrista Regis Debray: si tratta di un elenco di vittime designate, dei componenti della cellula e un riepilogo dell’armamentario. D’Ovidio avvia subito le indagini contro l’ultrasinistra. Dopo perquisizioni e sequestri in tutta Italia e in provincia (a Camerino sono indagati anche alcuni studenti greci, ritenuti vicini al regime dei colonnelli), vengono processati quattro militanti, che però vengono assolti.

Si scopre poi che il capitano era un membro del Sid (il Servizio informazioni difesa, cioè i servizi segreti). Dalle indagini sulle «trame nere», emergono fatti sorprendenti: il deposito di armi sarebbe stato ideato e realizzato dal capitano con un altro ufficiale del Sid, il capitano La Bruna (poi divenuto generale), per mettere sotto accusa i militanti di sinistra. D’Ovidio, anche lui nel frattempo promosso generale, viene associato alla P2, agli ambienti dell’estrema destra e a diversi personaggi chiave del terrorismo dell’epoca; viene processato per aver simulato il ritrovamento del deposito, ma alla fine le accuse contro di lui cadono. E’ morto nel novembre del 1999.

Ora di quel deposito si torna a parlare. I carabinieri del Ros hanno infatti avviato una nuova indagine sulla strage di Brescia, avvenuta nel 1974. E nell’ambito di queste indagini stanno interrogando, tra gli altri, anche persone che in quegli anni si trovavano a Camerino. I punti da chiarire riguardano proprio l’arsenale, e soprattutto chi lo mise. Al momento non ci sono indagati, per lo meno tra gli ex residenti in zona. Ma il Ros potrebbe avere tra le mani gli elementi per riuscire finalmente a dare un nome ai responsabili di quella strage.