Macerata, 30 marzo 2012 - «NESSUNA ritorsione: la preoccupazione di Italo Capparucci è tutelare il nipotino di tre anni, figlio di Sebastian, affinché cresca il più serenamente possibile». Attraverso l’avvocato Patrizia Palmieri, a distanza di due mesi all’omicidio di Andreea Cristina Marin, il noto ortopedico entra in scena per la prima volta. Era sempre rimasto in silenzio, dopo che il figlio adottivo era finito in carcere per aver partecipato al massacro della ballerina romena. Ora ha deciso di dire la sua. A tirarlo in ballo, sabato scorso, sono stati gli avvocati Federico Valori e Rossano Romagnoli, legali di Sebastian. Motivo: Italo Capparucci vuole revocare la donazione di un appartamento a Porto Potenza fatta a Sebastian. Appartamento che sarebbe dovuto servire per un primo risarcimento alla famiglia della ragazza. «La trattativa era ben avviata — hanno detto Valori e Romagnoli — per ristorare quantomeno il danno cagionato da Sebastian, ed era partita su impulso di Sebastian stesso. Al di là di ogni giudizio morale, la decisione di revocare la donazione appare una vera e propria ritorsione».

Italo Capparrucci non ci sta. E spiega, tramite il suo legale, i motivi della scelta di riprendersi quell’appartamento. Prima di tutto l’aspetto legale: la donazione è di tipo modale, subordinata cioè all’obbligo a carico di Sebastian di prestare assistenza materiale e morale al genitore (compresa l’eventualità, in caso di bisogno, di mettergli a disposizione l’alloggio stesso). «Ma al di là di questi aspetti — spiega l’avvocato Palmieri —, la decisione del dottor Capparrucci di riprendersi quell’appartamento è dovuta al senso di responsabilità nei confronti del nipote, il figlio di Sebastian, che purtroppo crescerà senza il padre».

LE ACCUSE e le polemiche finiscono per accendere i riflettori anche sui rapporti tra Italo Capparucci e il figlio. E sul fatto che tra i due non ci siano stati più contatti dopo la notte dell’omicidio: Sebastian non ha mai ricevuto una visita in carcere dal padre, né lui (secondo quanto riferito dall’avvocato Palmieri) lo ha più cercato. «Il dottor Capparucci è annichilito — spiega ancora il legale —, volutamente non è andato a trovare il figlio. Ma non lo si può certo accusare di insensibilità. E’ arrivato a una conclusione: è giusto che Sebastian si assuma le sue responsabilità. Ma questo non significa che i rapporti tra i due fossero lacerati. Anzi, tutt’altro».

E il racconto parte da lontano, dai primi anni di vita di Sebastian, nato in Polonia, cresciuto senza i genitori e costretto, dopo la morte della nonna, alla vita di strada con le due sorelle prima di finire in un brefotrofio. Da quell’inferno, racconta l’avvocato Palmieri, lo hanno portato via proprio l’ortopedico e la sua ex moglie, che avevano già un figlio nato dal matrimonio, ma che hanno deciso di adottarne un altro: «Un gesto d’amore», chiosa il legale. «Tra padre e figlio — prosegue — ci sono stati sempre ottimi rapporti. Certo, Sebastian è stato un figlio difficile, ma il dottor Capparucci ha fatto di tutto per lui. Gli ha trovato lavoro più volte, gli ha trasmesso i valori in cui ha sempre creduto. E anche ultimamente erano spesso uno accanto all’altro. Il giorno prima dell’omicidio erano a cena insieme, non c’era alcun problema. Da quel momento non si sono più visti. Italo Capparucci ha saputo dai giornali che il figlio aveva partecipato al massacro di quella povera ragazza».
 

di Roberto Fiaccarini