Macerata, 23 luglio 2012 - NON HA RESISTITO a quelle immagini di morte e distruzione che giungevano dalla sua terra. Così è partito senza pensarci su troppo, nonostante tutti gli avessero sconsigliato di farlo. Ed è piombato nel bel mezzo di una guerra civile. «Vuole proteggere i suoi nonni» spiega il padre, «in fondo ha fatto ciò che ogni buon siriano dovrebbe fare» ha aggiunto la sorella.
 

Zafar Muhamed Husni, 19 anni, è nato a Macerata, ma è di origini siriane. Il padre, Zafar Rihadi è un medico ed è di Aleppo, la madre di Homs e vivono con la sorella Riham a Trodica. Proprio da qui Zafar è partito quando l’escalation di violenza del regime di Bashar al Assad nella guerra contro i ribelli, è diventata per lui insostenibile. Voleva combattere con i suoi fratelli. E difendere i suoi parenti. Ormai è in Siria da una quindicina di giorni, ma di lui qui arrivano poche notizie. I genitori sono preoccupati, in fondo non volevano che partisse. «E’ partito il 3 di questo mese — racconta il padre — nella città di Homs ormai non si vive più e i nonni sono anziani, sono in difficoltà. Lui li sentiva piangere al telefono e siccome ci tiene a loro è voluto partire per aiutarli, per proteggerli. Noi gli abbiamo detto ‘sei troppo giovane forse non sei all’altezza’, ma lui era entusiasta. Non lo sentiamo da diversi giorni, l’ultima volta è stato quando è arrivato che ci ha chiamato. E’ dovuto passare per il Libano e ora che è a Homs non è facile tenere i contatti. Siamo preoccupati, ma sappiamo che sta aiutando i suoi nonni».
 

ZAFAR padre è arrivato in Italia la prima volta nel 1967, si è laureato e dopo è dovuto ritornare in Siria prima di stabilirsi definitivamente qui. Ora ha un studio medico a Macerata. Suo figlio invece è nato e cresciuto qui, si è diplomato in ragioneria e stava cercando un lavoro. «E’ partito — racconta la sorella Riham — dopo aver visto le immagini sulla tv e su internet. E visto che la ci sono i nostri nonni e i nostri zii, non ha resistito. Noi abbiamo cercato di trattenerlo, ma lui è voluto andare, come ogni buon siriano dovrebbe fare. Non è facile sentirlo, il telefono non funziona, internet è limitato e poi ci sono tanti controlli. Ogni tanto ci rassicura però. Anch’io ero la, poi quando a maggio sono iniziati ad arrivare i carri armati sono venuta qui».
 

INTANTO, ieri, in Siria c’è stata una nuova offensiva dell’esercito su alcuni quartieri di Damasco, con combattimenti che ancora investono il centro di Aleppo, scontri tra forze governative e ribelli per il controllo dei posti di frontiera. Le violenze dilagano e in questa situazione la Farnesina ha ribadito l’invito a tutti gli italiani a lasciare il Paese a tutela della loro «incolumità». Un appello ripetuto dopo la scomparsa di due connazionali mentre si dirigevano verso l’aeroporto di Damasco.

Giovanni De Franceschi