Macerata, 29 agosto 2012 - «DA 31 ANNI lavora in Comune, è stato sempre irreprensibile e ha dato la sua vita per il lavoro. Ora si ritrova con una condanna anticipata e immotivata, che lo fa vivere nella disperazione». Gli avvocati Aldo Alessandrini e Federico Valori scendono in campo per difendere il dipendente indagato per il rogo all’archivio dell’urbanistica, divampato l’11 agosto. I legali smontano gli indizi contro di lui, un maceratese di 59 anni molto noto, per dimostrare che «è solo un capro espiatorio».

«L’indagato — spiega l’avvocato Valori — ha avuto un grave episodio ischemico tempo fa. Per questo deve sempre avere con sé una coronografia, una mappa degli stent che gli sono stati inseriti, da mostrare ai soccorritori in caso di un nuovo malore. Per lui è un documento vitale. Al momento di portare via le sue cose dall’ufficio in seguito al trasferimento, lo ha lasciato lì. Se ne è accorto sabato mattina e si è precipitato in Comune per prenderlo. Ma alle 14.40 gli uffici erano chiusi. Ha visto le addette alle pulizie e ha provato a farsi aprire da loro, senza riuscirci. Ha iniziato così a chiamare uscieri e custodi. E mentre faceva queste telefonate, è scattato l’antincendio».

All’arrivo dei soccorsi, nell’archivio non ha suonato l’allarme anti-intrusione, che era spento: «Qualcuno o qualcosa — aggiungono i legali — aveva creato le condizioni ideali per l’incendio. Ma questo qualcuno non può essere l’indagato, che non aveva alcun controllo sull’archivio. Tra l’altro, negli uffici ci sono molte pratiche in terra, non c’era bisogno di andare in archivio per far partire il fuoco». L’incendio è partito da uno scomparto in alto dell’armadio in archivio, «ma un piromane appica il fuoco dal basso. Qui forse il bersaglio erano proprio le pratiche di quello scomparto: su questo chiediamo accertamenti specifici».

Il dipendente non aveva mai avuto contestazioni sotto il profilo disciplinare, e aveva svolto il suo lavoro con grande impegno. Per questo aveva accolto con rammarico il trasferimento, tanto da sentirsi male e da dover chiamare il 118. «Era stato trasferito all’ufficio ambiente, perché ha il diploma da perito agrario. Ma di quelle nozioni, risalenti a 40 anni prima, non sapeva più nulla. E questo ha scritto all’assessore al personale e al segretario generale: non ha fatto minacce, ma solo espresso il suo dispiacere. Chi ha parlato di provvedimento disciplinare nei suoi confronti ha mentito, e forse lo ha fatto apposta».

«L’accusa per il rogo all’urbanistica — ha aggiunto l’avvocato Alesandrini — si fonda soprattutto sul fatto che quel dipendente è già stato denunciato per fatti simili, con prove molto deboli». Lo scorso autunno, ci furono alcuni incendi di auto in viale Trieste, sempre di prima mattina. Di questi è accusato l’impiegato, sulla base delle dichiarazioni, alquanto farraginose, di una macedone, che gli fa addebitare tre incendi. «Questa donna aveva chiesto un’attestazione di idoneità dell’alloggio, per un ricongiungimento familiare. Ma la casa, in base alla legge, era troppo piccola per accogliere altre persone, e l’impiegato non l’aveva concessa. Ecco perché forse lei ce l’aveva con lui». Ora il maceratese avvierà le indagini difensive. E quanto prima chiederà di essere sentito, «perché non ha nulla da nascondere».

Paola Pagnanelli