Macerata, 24 gennaio 2013 - UN ATTO di accusa contro le vaccinazioni dei militari. Così conclude i lavori la commissione parlamentare di inchiesta sui casi di tumore tra i soldatii. «Ora tutti i militari devono essere risarciti» commenta il portopotentino Andrea Rinaldelli, che dopo la morte del figlio Francesco, l’alpino stroncato da un linfoma di Hodgkin, ha dedicato la sua vita a questa battaglia.

La relazione della commissione è chiarissima. Partita indagando sull’uranio impoverito, è arrivata a indicare i vaccini come fattore di rischio. A Roma sono stati ascoltati studiosi, generali dell’Esercito, dirigenti dell’Istituto superiore della sanità, e poi i militari malati e i familiari di quelli morti, come Andrea Rinaldelli. Tra il materiale esaminato ci sono le schede vaccinali, dalle quali risultano somministrazioni irregolari, e studi specifici, come il progetto «Signum», una ricerca del ministero della Difesa, secondo la quale i vaccini creano una predisposizione rischiosa ai linfomi.

La Commissione «segnala la gravità di tutti i comportamenti rilevati in ambito militare: la mancata anamnesi vaccinale, la mancata acquisizione del consenso informato, la somministrazione di dosi in misura superiore a quella indicata o senza rispettare gli intervalli di tempo prescritti dalle case farmaceutiche, l’effettuazione non necessaria di vaccinazioni diverse in tempi ravvicinati, l’effettuazione di richiami non necessari, le registrazioni parziali o erronee delle vaccinazioni effettuate. Non si può escludere che errate modalità di somministrazione dei vaccini, con altri fattori, possano contribuire a produrre effetti gravemente dannosi». La Commissione ritiene necessaria una legge che renda risarcibili i danni causati dai vaccini. Poi chiede di riesaminare le procedure vaccinali in ambito militare. Infine l’Ufficio generale della sanità militare viene invitato ad adottare una direttiva che indichi termini e modalità per l’anamnesi vaccinale.

UNA VITTORIA clamorosa per Rinaldelli, che ora userà il documento in tutti i procedimenti avviati dopo la morte del figlio. In primo luogo quello per il riconoscimento della causa di servizio. Finora la commissione militare ha negato il collegamento tra il linfoma e i vaccini. «Ora non potranno più farlo. Siamo partiti da nulla, da soli, e se siamo arrivati a questo vuol dire che le nostre ragioni sono evidenti. E accomunano i militari: io e i familiari degli altri ammalati abbiamo lottato per loro. Ci aspettiamo che si smetta di parlare dell’uranio come causa dei tumori, che si approfondisca il problema delle vaccinazioni e che sia varata una legge che riconosca il diritto al risarcimento per questi ragazzi e per le loro famiglie. E’ vergognoso che si continui a giocare sulla pelle di questi giovani».

Paola Pagnanelli