Macerata, 29 marzo 2013 - È COMINCIATO alle 16 di ieri pomeriggio ed è proseguito fino a tarda sera, all’ospedale di Civitanova, l’esame autoptico sul corpo di Anna Maria Gandolfi, la donna di 57 anni affetta da gravi problemi psichici e trovata morta mercoledì mattina nella sua casa nella frazione Grotte di Porto Recanati, dopo un litigio con il marito Amedeo Belli, 60 anni. Come noto solo poche ore dopo l’ufficiale giudiziario le avrebbe notificato lo sfratto esecutivo dall’alloggio in cui era rimasta a vivere dopo la separazione. Un alloggio di cui il marito aveva pagato l’affitto per oltre un anno, prima di smettere per problemi economici connessi anche alla chiusura, qualche mese fa, del suo laboratorio di stampaggio per materie plastiche a Loreto. Proprio lo stress per questa delicata situazione, con il marito deciso a convincere la moglie ad affidarsi a una struttura residenziale di cura, sarebbe alla base del violento litigio, culminato nella spinta e nell’incidente domestico. Anna Maria sarebbe caduta battendo la testa nello spigolo del tavolo della cucina, morendo praticamente sul colpo. Il medico legale Loredana Buscemi farà un sopralluogo nell’abitazione della vittima per chiarire cosa possa aver provocato la larga ferita alla testa costatale la vita. Il corpo non presenterebbe altri segni di violenza esterna, salvo una lesione alla bocca.
 

IN BASE ai primi riscontri, il racconto del Belli — sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio preterintenzionale e attualmente detenuto nel carcere di Montacuto — sarebbe compatibile con quanto emerso dall’autopsia. Ovviamente i medici si riservano di condurre — nel corso del prossimo mese — ulteriori e più approfonditi esami diagnostici per escludere ogni dubbio. Anche per quanto riguarda l’ora del decesso, che già a un primo esame era stata indicata dal medico legale Antonio Tombolini come non antecedente alle 3 o 4 ore, sembrerebbe confermata la ricostruzione dello stesso Belli, che aveva raccontato di un litigio avvenuto nelle prime ore del mattino. Gli esami lo collocherebbero in particolare tra le 8.40 e le 10. Belli avrebbe poi chiamato il figlio Mario, 32 anni, raccontando di avergli ucciso la madre nel corso di un contrasto tra i due per la vicenda legata al trasferimento. Al culmine della discussione l’avrebbe spinta, provocandone la caduta, senza immaginare — dice lui — che il corpo della moglie rovinasse proprio sullo spigolo del tavolo della cucina, fracassandosi la testa e perdendo molto sangue. Era evidente che Anna Maria fosse morta: per questo Amedeo non avrebbe chiamato il 118, ma il figlio e i carabinieri.
 

PROPRIO con il cranio fracassato, anche se con la ferita coperta da un asciugamano e il corpo adagiato sul letto, i primi soccorritori hanno trovato il corpo di Anna Maria. A far ipotizzare al sostituto procuratore Cristina Polenzani il reato di omicidio preterintenzionale sono state le attenzioni che da sempre Belli aveva avuto per la moglie. Nel corso del lungo interrogatorio, l’uomo ha spiegato di non aver mai voluto separarsi dalla donna, e di aver sempre continuato a occuparsi di lei, anche se la sua schizofrenia glielo rendeva davvero difficile. La donna, ad esempio, si rifiutava di mangiare, per questo lui più volte l’aveva portata in ospedale, per farla alimentare in maniera coatta attraverso le flebo. I vicini, che conoscevano benissimo la situazione, gli avevano raccontato che a volte, quando lui le portava qualcosa da mangiare, lei lo regalava. Nel suo frigo, in effetti, non c’era nulla.