Macerata, 23 giugno 2013 - Il volto di Eleonora Borroni e il suo magnifico sorriso hanno riaperto nei giorni scorsi, sulle nostre pagine, il dibattito sulla sperimentazione del metodo Zamboni per i malati di sclerosi multipla. Un dibattito che rischiava di finire nel dimenticatoio, affossato da lentezze, inefficienze e forse anche da altro, come sostiene con forza il consigliere regionale Erminio Marinelli. Il quale evoca l’ombra delle lobby farmaceutiche e dei neurologi per spiegare il passo lento con il quale si è mossa su questo fronte la sanità regionale.

Dubbi legittimi, che per ora non possono essere cancellati dalle parole rassicuranti di Giorgio Caraffa, direttore maceratese dell’Asur Marche, secondo cui l’iter non si è mai fermato, ma semmai è stato rallentato da intoppi burocratici concretamente rappresentati dalla difficoltà, economiche e non solo, di far arrivare macchinari dagli Stati Uniti. Una versione che potrebbe anche convincere, se non fosse che il percorso che avrebbe dovuto portare all’avvio della sperimentazione è iniziato con una delibera dell’ottobre 2010, quando le Marche erano tra le regioni apripista: tre anni sono tanti, troppi, per non far venire cattivi pensieri. Però proviamo ad accogliere con fiducia l’impegno preso da Caraffa, ma torneremo a incalzare l’Asur regionale guidata dai maceratesi perché la battaglia con il sorriso di Eleonora Borroni non può e non deve finire nel dimenticatoio.

di Roberto Fiaccarini